Miti e leggende della Calabria: 6 storie imperdibili

Alla scoperta delle storie di Calabria: mitologia, antichi eroi e folklore

Statua di Alarico, Cosenza

Tradizione e folklore

Statua di Alarico, Cosenza - Francesca Santoro

"Dìcia ca..." ("si dice che... "), è questa l'espressione tipica che nel dialetto locale indica l'inizio di un racconto fantastico, che ha a che fare con miti e leggende calabresi.

Le origini archeologiche della regione e i diversi popoli che l'hanno attraversata, sono alla base di diversi miti e leggende della Calabria: un immaginario unico, di ispirazione per chi viaggia alla scoperta di storie e misteri.

Non resta che immergersi nei racconti della tradizione, da nord a sud, ma anche negli archivi che documentano fatti e personaggi realmente esistiti.

Miti e leggende calabresi: il Tesoro di Alarico

Tra miti e leggende della Calabria più popolari c'è quella legata al famigerato Tesoro di Alarico, il re dei goti realmente esistito. In cosa consiste la leggenda? Per scoprirlo dobbiamo visitare il centro storico di Cosenza (Cosenza Vecchia) e recarci nel punto esatto in cui confluiscono i due fiumi cittadini, Crati e Busento, ai piedi del Complesso Monumentale di San Domenico. Qui, secondo un'antica leggenda, è sepolto il tesoro del re: il bottino di guerra riportato dopo il saccheggio di Roma da parte dell'esercito dei goti, consistente in un forziere di 25 tonnellate di oro zecchino, 150 d’argento, gioielli e monete in quantità. 

Che sia solo uno dei miti e leggende calabresi poco importa, la storia suscita comunque un fascino irresistibile e si ispira a un fatto storico: siamo nel 410 e il re dei goti sta attraversando il sud Italia col suo tesoro di guerra, frutto del saccheggiato Roma, quando, all'altezza di Cosentia, è colpito dalla febbre malarica che gli causa la morte. La sua sepoltura è all'origine della leggenda di Alarico, tanto che oggi, in suo onore, il punto in cui si vocifera sia il tesoro è segnato da una statua dello scultore Paolo Grassino, e rappresenta una delle tappe imperdibili per gli amanti d'arte contemporanea a Cosenza.

Statua di Alarico, Cosenza
© Statua di Alarico, Cosenza - Francesca Santoro

Miti e leggende della Calabria: i Giganti di Campana

Restando in provincia di Cosenza, la seconda tappa del viaggio sulle tracce di miti e leggende della Calabria è il paesino di Campana, nel territorio della Presila, dove sorge una coppia monumentale di elefanti di pietra. Proprio così! Ci troviamo in uno dei luoghi più interessanti tra quelli che alimentano miti e leggende calabresi: il geosito del Parco Nazionale della Sila noto come “Giganti di Pietra di Campana” (o Pietre dell’Incavallicata). Il primo dei due megaliti in arenaria, detto proprio l’Elefante dell’Incavallicata, è alto circa 5 metri; l’altro, detto “Ciclope” o “Guerriero Seduto”, è mutilo della parte superiore ed è alto circa 7 metri. Il fascino dei Giganti di Pietra risiede nel contesto che li circonda: associati a piccole cavità scavate nella roccia, del tipo “grotticelle neolitiche”, sono legati a una straordinaria scoperta.

Proprio nel vicino Lago Cecita, Comune di Spezzano della Sila, emergono i resti di un imponente Elephas Antiquus: una specie di elefante preistorico la cui presenza getta nuova luce sulla storia dell'intero territorio, che già nel 2004 aveva restituito testimonianze dell’Uomo di Neanderthal. Il pachiderma ha un grande molare e zanne lunghe 3 metri, che consentono di datarlo a 700.000 anni fa. Alla luce della scoperta, l’ipotesi che l’Elefante dell’Incavallicata è molto più che un semplice caso di miti e leggende calabresi: potrebbe rappresentare la particolare specie di elefante preistorico riemerso dal Cecita, oltre che, come sostengono alcuni, un omaggio agli "elefanti da guerra" transitati in Calabria durante la Spedizione di Pirro (280 a.C.) e quella di Annibale (Seconda Guerra Punica, 216 a.C.).

Campana Giganti
© Regione Calabria

La "Pietra dei Margari", miti e leggende calabresi a Serrastretta

La chiamano "Pietra dei Margari", un nome che racchiude in sé miti e leggende della Calabria ma anche un'antica tradizione agropastorale da scoprire. Siamo nella Faggeta di Serrastretta, tra i boschi del Monte Reventino in provincia di Catanzaro, dove gli abitanti raccontano una storia magica... Il territorio è patria di artigianato autentico, non a caso Serrastretta è la "Città delle Sedie", un'eccellenza che si tramanda da generazioni. A questa attività si affianca da sempre quella pastorale, che immersa nel Reventino e nella Faggeta di Monte Condrò, area boschiva di 200 ettari, è protagonista di numerosi miti e leggende della Calabria più arcaica, come quella dei Margàri

Chi sono questi Margàri? Un popolo mitologico o una comunità realmente esistita? La parola "margàro" indica volgarmente il mestiere del pastore (non solo in dialetto calabrese); tuttavia, legata al misterioso sito della "Pietra dei Margàri", assume tutto un altro fascino. Ci trasporta tra miti e leggende calabresi legati ai "tesori dei briganti". A ben guardare, passeggiando tra il giallo e il rosso del foliage d'autunno, la grossa pietra sembra custodire davvero qualcosa all'interno. Potrebbe trattarsi del famoso forziere di monete d’oro? C'è un solo modo per scoprirlo: recarsi nella faggeta da soli, a mezzanotte e al chiarore della luna piena, e poi girare 7 volte, su un piede solo, attorno alla "Pietra dei Margàri".

Monte Reventino
© Monte Reventino - Regione Calabria

Milone di Crotone e le Olimpiadi, miti e leggende calabresi?

Ci spostiamo a Crotone, dove ci aspetta una storia con la "S" maiuscola. Una storia vera, per quanto associata a diversi miti e leggende calabresi: si tratta delle eccezionali imprese compiute da Milone, celebre lottatore della Magna Grecia, che assieme al filosofo Pitagora ha tenuto alto il nome di Kroton in tutto il Mediterraneo antico. Chi era Milone da Crotone? Possiamo affermare che per i contemporanei fu un vero eroe: vincitore delle Olimpiadi per ben 7 volte! Non solo, oltre ai meriti sportivi, lo storico Diodoro Siculo ci informa che Milone fu anche un valoroso condottiero: colui che permise a Crotone di sconfiggere il potente esercito della città rivale di Sybaris nel 510 a.C. 

Come la maggior parte degli antichi greci, anche Milone è oggetto di miti e leggende calabresi che hanno ispirato artisti e narratori di tutti i tempi: scultori come Alessandro Vittoria e Pierre Puget, pittori come Étienne-Maurice Falconet e James Barry, fino a Shakespeare. Secondo i miti e leggende della Calabria che riguardano la sua figura, Milone aderiva alla Scuola Pitagora crotonese: leggenda vuole che sia stato proprio lui a salvare Pitagora dal crollo di un tetto; un'altra fonte sostiene che Milone sposò Myia, la figlia del maestro. Come morì? In modo leggendario, divorato da un branco di lupi all'interno di un tronco d'ulivo.

Crotone-Area Archeologica di Capo Colonna
© Area Archeologica di Capo Colonna, Crotone - Regione Calabria

Tra miti e leggende della Calabria: i Megaliti di Nardodipace

Miti e leggende calabresi anche i Megaliti di Nardodipace? Se lo sono chiesto in molti, trovandosi al cospetto dei monoliti in granito nel bosco di Nardodipace. Siamo in provincia di Vibo Valentia, nel cuore del Parco Regionale delle Serre, e i megaliti in questione sono davvero impressionanti! Noti da sempre agli abitanti del posto, questi enormi blocchi di pietra semilavorata hanno suscitato l'attenzione di studiosi da tutto il mondo. Opera della natura o dell'uomo preistorico? Questa la domanda al centro del dibattito e... del bosco, dove i Megaliti di Nardodipace svettano silenziosi, come una vera e propria "Stonehenge Calabrese" in miniatura.

L'ipotesi che siano stati realizzati dall'uomo, in tempi antichissimi e per scopi sacri, alimenta miti e leggende calabresi attorno alla loro natura: la cura nella disposizione dei blocchi, incastrati e utilizzati come veri e propri architravi e pilastri, oltre alla presenza di incisioni, inducono a credere che un'antica mano "organizzata" fosse già in grado di sfruttare le risorse di questi boschi per realizzare strutture di grandi dimensioni. I Megaliti di Nardodipace potrebbero rientrare nella categoria dei geositi semilavorati, simili a quelli già citati a Campana, prezioso esempio della simbiosi uomo-natura. 

Megaliti di Nardodipace
© Megaliti di Nardodipace - Regione Calabria

Scilla e Cariddi: il lato mostruoso dei miti e leggende della Calabria

Concludiamo la carrellata su miti e leggende della Calabria con la madre di tutte le storie: quella che vede protagonisti Scilla e Cariddi. Nota in tutto il mondo grazie ai poemi omerici, la leggenda della coppia di giganti che domina lo Stretto di Messina è un "must" della mitologia calabrese. Per chi ancora non li conoscesse, Scilla e Cariddi sono i nomi delle due fiere (terribili mostri marini) poste a guardia dei piloni che delimitano lo Stretto di Messina e degli omonimi paesi, posti l'uno di fronte all'altro: Scilla, lungo la splendida Costa Viola in provincia di Reggio Calabria, e Cariddi, paesino di pescatori della provincia di Messina. 

Come quasi tutti i miti e leggende calabresi, anche questo ha origini magnogreche: pare che la maga Circe, rifiutata dal pescatore Glauco, abbia trasformato la giovane rivale Scilla in un orribile mostro marino. Una fiera con 6 teste di cane e terribili artigli. Terrore dei naviganti, Scilla vive segregata sotto lo scoglio che oggi porta il suo nome, di fronte a Cariddi, altro essere mostruoso. La vera storia? Quella di due località di pesca da sempre impegnate a combattere la pericolosità della navigazione nello Stretto di Messina. Terrazza sul mare e patria del tipico pesce spada calabrese, il centro storico di Scilla offre la vista sul borgo di Chianalea e sul Castello Ruffo, oltre a un panorama mozzafiato dal Belvedere di Piazza San Rocco, dove è collocata la Statua di Scilla, opera dello scultore reggino Francesco Triglia.

Chianalea di Scilla
© Chianalea di Scilla - Regione Calabria

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Ultimo aggiornamento: 27 nov 2025 14:05