Fiumefreddo Bruzio
Fiumefreddo, il borgo che affascinò il Maestro Fiume
Mare
Mare
Fiumefreddo è una delle più antiche cittadine del litorale tirrenico, cinta da antiche mura difensive con porte fortificate e torri di vedetta.
Il borgo, ben conservato, finisce in una terrazza che domina il mare ed è annoverato, sin dal 2005, tra i Borghi più Belli d’Italia.
Salvatore Fiume, di rientro dalle sue vacanze in Sicilia, si fermò a Fiumefreddo, rimanendo affascinato dai ruderi del castello.
Il paese è arroccato naturalmente e conserva le caratteristiche di paese fortificato non solo per la sua naturale posizione quanto per la sua “porta merlata”, quale ingresso principale tuttora obbligato al centro abitato che è rimasto così com’era un tempo con le sue vie, con le sue chiese, con le sue case e con un patrimonio storico ed artistico di notevole interesse. Dalle sue incantevoli rupi, o dalla numerose terrazze che si affacciano sul mare, lo sguardo spazia fino alla Sicilia, alle Eolie, alla costa Calabra e ai monti del Cilento.
Il borgo si innalza su di un promontorio roccioso, affacciato sul Mar Tirreno, su di una propaggine di quel Monte Cucuzzo che della catena costiera dell’Appennino Paolano è la vetta più alta.
Fiumefreddo prende nome da Flumen frigidum, cioè dal fiume di acqua potabile, chiamato anticamente frigidum, freddo, per le sue fresche acque, che sgorga dalla roccia a poca distanza dal mare. L’appellativo Bruzio denota il territorio ed è stato aggiunto nel 1860 per distinguerlo da paesi omonimi. Nel centro storico da vedere sicuramente la Chiesa Matrice di San Michele Arcangelo, datata 1540 e sulla cui facciata sono poi stati eseguiti diversi interventi. Al suo interno sono conservate splendide tele di Francesco Solimena e di Giuseppe Pascaletti, autore anche della pala d’altare. Verso la Rupe sorge la chiesa di San Rocco del XVIII secolo, costruita a pianta esagonale sulla cinta muraria e nei pressi della Porta di mare. Gli affreschi dell’interno sono di Salvatore Fiume e rappresentano San Rocco che salva il popolo colpito dalla peste. E poi i ruderi del Castello, che è noto come “Palazzo della Valle” ed è costruito sulla parte alta del borgo, sugli strapiombi del vallone. Fiumefreddo Bruzio è tutto un susseguirsi di chiese antiche e di palazzi storici, che mostrano i segni del tempo e che hanno un fascino immenso: palazzo del Barone del Bianco, palazzo Gaudiosi, palazzo Zupi col suo meraviglioso portone, palazzo Pignatelli. E poi l’antichissima chiesa dell’Addolorata (risalente all’XI secolo), o la chiesa di Santa Domenica col suo affaccio sul mare. Nei pressi dell'abitato, in contrada Badia, si trova l'abbazia benedettina di Fontelaureato, eretta dai monaci basiliani, distrutta nel 1201, ricostruita da Simone de Mamistra e affidata all’abate Gioacchino da Fiore, morto nel 1202 in odore di santità e citato nella Commedia di Dante come “di spirito profetico dotato”. Il campanile, in stile cistercense, ha una campana del 1510 e l’altra d’inizio settecento.
Attiguo al borgo di Fiumefreddo Bruzio, svetta il Castello della Valle o Castel Freddo, edificato intorno al 1050 da Roberto il Guiscardo, re normanno, con lo scopo di contenere gli assalti dei nemici. Magnifico il panorama sul mare e sulla costa tirrenica, dove volgendo lo sguardo a sud nelle giornate terse, si riescono a scorgere la Sicilia e il vulcano Stromboli, mentre la vista nord dà sul centro storico del borgo. Tuttora si osservano i resti delle due torri circolari che, nel '500, sostituirono quelle quadrate costruite dagli Svevi. Sulla facciata resistono alcune belle finestre di tufo lavorato, mentre i sotterranei, in gran parte recuperati, sono stati adibiti a sale espositive e sala convegni. Il maniero venne visitato anche dal pittore e scenografo Salvatore Fiume, che un giorno, di rientro dalle sue vacanze in Sicilia, decise di recarsi a Fiumefreddo, dove rimase affascinato dai ruderi del castello. L’artista volle omaggiare il luogo con un primo ciclo di murales ispirati alla vita medievale del borgo e realizzati sulle pareti superstiti del castello. Quel ciclo vivacissimo e stupefacente di tredici affreschi noto come “Stanza dell’Eden”, che raffigura il piccolo borgo come un paradiso terrestre, fu solo il primo di una preziosa serie di doni artistici che Salvatore Fiume volle lasciare alla cittadinanza e che culminarono con la decorazione della cupola della piccola Chiesa di San Rocco. Nel 1975 il paese accolse con entusiasmo la proposta del maestro Fiume di rivitalizzare il centro storico con alcune sue opere. Negli anni 90 collocò una scultura di bronzo in ciascuna delle due piazze panoramiche che affacciano sul Mar Tirreno. Nel 1996 tornò a ridipingere le pareti interne del castello, dopo che gli affreschi originali erano stati distrutti dalle intemperie. La Proprietà del Castello è oggi del Comune di Fiumefreddo Bruzio.
Alle spalle del borgo, i rilievi della catena costiera offrono diversi spunti per le escursioni, come la Grotta dell’Eremita in cima allo sperone della Timpa Badia, dove trovarono rifugio gli asceti in epoca bizantina, e la zona selvaggia della Bocca d’Inferno. Storia e natura, infine, si incontrano al Fiume di Mare che scorre tra i monti prima di precipitare, creando cascatelle, in una stretta e profonda gola, nei pressi dell’abbazia di Fonte Laurato.
Nella bella stagione, Fiumefreddo offre ai visitatori anche una lunghissima spiaggia che biancheggia sulla costa del basso tirreno cosentino. Collocata tra il mare e la tortuosa ma suggestiva strada che si inerpica fino al borgo, la marina di Fiumefreddo offre servizi di accoglienza e momenti di tranquillità e relax adatti alle famiglie. Il lungomare che precede la spiaggia sfoggia un curato arredo urbano, contrassegnato da semplicità e buon gusto. Il luogo è talmente tranquillo che diversi bagnanti abituali lasciano in spiaggia non soltanto l’ombrellone ma anche sedie e altri oggetti, oltre alle barche incustodite. Il mare è così pulito da stimolare i visitatori a praticare la pesca, anche in maniera piuttosto organizzata.
Fiumefreddo Bruzio è un borgo perfetto per chi è in cerca di specialità gastromomiche. Qui si possono assaggiare i formaggi lavorati secondo i metodi tradizionali, con latte delle mucche libere di pascolare sui crinali. E poi piatti tipici come la filiciata, a base di formaggio fresco su foglie di felce, o come la frittata di patate, una torta rustica preparata con le patate che arrivano dai campi dei dintorni e che, a dispetto del nome, non impiega le uova. Tra i dolci, da provare assolutamente i cuddruri con uova, zucchero, cannella e anice.
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