Sulle tracce degli ultimi carbonai di Serra San Bruno

Visita agli "scaràzzi", le ultime carbonaie attive, tra natura e antichi mestieri

Carbonaia di Serra San Bruno

Vivere slow

Regione Calabria

Voglia di scoprire un mondo antico e un mestiere in via di estinzione? Partiamo per un viaggio alla scoperta degli ultimi carbonai di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia.

Tra i fitti boschi del Parco Regionale delle Serre si innalza ancora qualche colonna di fumo, ultimo baluardo di una fatica che si tramanda da generazioni, tra i carbonai delle Serre.

Andiamo a conoscere le famiglie di carbonai di Serra San Bruno, seguendo le tracce di fuliggine!    

Serra San Bruno e il mestiere del carbonaio

Per conoscere da vicino gli ultimi carbonai calabresi bisogna raggiungere i boschi di Serra San Bruno, cittadina di antichi mestieri nel Parco Regionale delle Serre. Qui, tra gli abeti di un bosco secolare, si levano le inconfondibili colonne di fumo che indicano una sola cosa: la presenza degli ultimi carbonai di Serra S. Bruno. Eroi silenziosi o lavoratori instancabili? Eremiti, ritirati come i monaci della Certosa dei Santi Stefano e Bruno, che abitano questi stessi luoghi, oppure custodi laici di un mestiere in via di estinzione? Le risposte a queste domande coincidono! I carbonai di Serra San Bruno sono tutte queste cose assieme, come loro stessi ci confermano durante una breve visita.

Quassù, tra le carbonaie di montagna che nel dialetto locale si chiamano "scaràzzi", non si arriva per caso! Le si raggiunge in compagnia delle guide ufficiali o della gente del posto, che da anni si presta a fare da tramite tra i carbonai di Serra San Bruno e il resto del mondo, proprio come avviene coi monaci certosini: il parallelismo tra il bianco delle tuniche e il nero della fuliggine che ricopre i carbonai da capo a piedi fa riflettere. 

Alcuni di loro sono giovanissimi, altri più anziani (ma non così tanto, come farebbe pensare il loro aspetto corroso dalla fatica). Se chiediamo loro cosa significa fare il carbonaio oggi, la risposta è immutabile: esattamente come secoli addietro, significa stare rintanati quassù 24 ore su 24, perché la carbonaia non si può abbandonare. Ecco perché ai giovani, ovvero a chi non ha ereditato questo destino in famiglia, il mestiere non interessa più: fare i carbonai a Serra San Bruno è un sacrificio per pochi!

Sentiero del brigante
© Regione Calabria

Cos'è e come funziona una carbonaia

Vediamo da vicino cos'è e come "trascorre le sue giornate" la carbonaia, strana montagna che arde lentamente. Proprio come un organismo vivente, la carbonaia vive di vita propria: nasce nel momento in cui la si costruisce, con una tecnica impeccabile, e si consuma lentamente. Si alimenta sfruttando il processo di carbonizzazione del legno, che avviene tramite una combustione controllata in assenza di ossigeno. Una volta costruita la grande catasta di legna (di forma simile a un'igloo), la si copre completamente di terra e paglia per isolarla dall'aria e la si accende attraverso un camino centrale. Da questo momento in poi, innescato il processo, la legna deve essere accudita notte e giorno per trasformarsi in carbone, ecco perché i carbonai di Serra San Bruno ne sono "schiavi".

Durante le settimane che occorrono per completare il processo, i carbonai serresi fanno a turno per controllare la temperatura e il flusso d'aria attraverso piccoli fori. In questo tempo lento, senza distrazioni, vivono la loro quotidianità immutabile, scandita dai gesti di un lavoro che non vuole fare più nessuno ma che, come confessano orgogliosi, serva ancora oggi a portare il carbone di Serra San Bruno sui mercati globali a prezzi competitivi, esattamente come avviene per le altre eccellenze del "Made in Calabria", richieste e apprezzate in tutto il mondo.

Badolato carbonaia
© Regione Calabria

Da non perdere a Serra San Bruno

Piccola capitale delle Serre Vibonesi e dell’artigianato di pregio, Serra San Bruno intreccia la propria storia a quella del Santuario di Santa nel Bosco e della Certosa, luoghi da non perdere di fondazione bruniana, opera di San Bruno di Colonia, giunto in questi luoghi dalla Germania attorno all’anno Mille su richiesta del papa e del conte Ruggiero il Normanno, per riconquistare i territori dell'Italia meridionale che erano caduti sotto il controllo bizantino-orientale. Oltre a questi due luoghi sacri e al relativo Museo della Certosa, la gita a Serra San Bruno si rivela un'esperienza immersiva nel Barocco, stile principale delle chiese e degli edifici del centro storico.

Furono le stesse maestranze certosine a popolare, nell'anno Mille, l’attuale centro abitato, perciò ricco di chiese e opere d’arte che rispecchiano gli antichi mestieri serresi: monumenti, chiese e strade in granito grigio locale, balconi e infissi in ferro battuto lavorato ad arte, infissi e arredi in legno finemente intagliato, frutto dell'esperienza secolare di falegnami, scalpellini e fabbri locali (la famosa "Scuola Serrese"). Da non perdere la passeggiata lungo Corso Umberto, salotto buono del paese, su cui si affacciano alcuni tra i principali edifici di culto: la Chiesa Matrice, la Chiesa dell’Addolorata (gioiello del Barocco Calabrese) e le due chiese dedicate all’Assunta, nei rispettivi quartieri di Terravecchia e Spinetto.

Certosa Serra San Bruno
© Certosa di Serra San Bruno - Regione Calabria

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Ultimo aggiornamento: 31 ott 2025 14:24