San Floro
San Floro, lungo i sentieri della seta
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Il piccolo borgo San Floro, che rientrava nel territorio della colonia magno greca di Skylletion (Squillace), è una cittadina collinare che domina la Valle del Corace che grazie alla sua posizione geografica offre un paesaggio ricco di bellezze naturali.
Il centro abitato di San Floro è circondato da boschi e frutteti e l’orizzonte è incorniciato dall’azzurro del mare che lo rendono luogo ideale per villeggiare, grazie al clima mite e all’intreccio fra cultura, tradizioni e natura incontaminata.
A San Floro di grande rilievo storico e culturale è la produzione e la lavorazione della seta, tanto da aver portato alla nascita di un museo dedicato.
Le sue origini sono riconducibili secondo alcuni studiosi all’età preistorica e, secondo altri, all’alto Medioevo quando si registrava la presenza di monaci basiliani. Il toponimo è legato alla venerazione verso il santo patrono, San Floro Martire, che ogni anno viene onorato con una messa solenne e con la tipica processione per le vie del paese. La risorsa principalmente del borgo è rappresentata dall’agricoltura e dall’industria alimentare. Grazie alla tradizionale lavorazione dei fichi bianchi secchi, essiccati secondo l'antico metodo dell'essiccazione naturale al sole, fin dai primi anni del Novecento, San Floro è conosciuta come la “Terra dei fichi”. Di grande rilievo storico e culturale è la produzione e la lavorazione della seta, tanto da aver portato alla nascita di un museo dedicato in cui i visitatori hanno l’opportunità di ammirare telai e attrezzi di uso comune donati dalle stesse famiglie di San Floro.
La piazza centrale di San Floro sembra un’enorme terrazza panoramica dove la gente del posto si riunisce per trascorrere le ore di svago. Di sera lo scenario è spettacolare, con mille diamanti che punteggiano il cielo ed illuminano la vallata creando un’atmosfera magica ed incantata. A rendere ancor più magico ed incantevole il luogo contribuiscono la Chiesa di San Nicola ed il Castello Caracciolo. In quest’ultimo è presente il Museo Opificio permanente sull’arte della seta e della ceramica. Inoltre, è possibile ammirare la bellezza di alcuni palazzi nobiliari, restaurati di recente e visitare l’area naturalistica “La Pineta” che affronta la tematica della gelsi-bachicoltura.
Il museo della Seta di San Floro è allestito all’interno delle mura del Castello Caracciolo, che domina la valle del Corace. Le pietre della struttura, risalente presumibilmente al 1400, custodiscono gelosamente i cimeli della storia sericola calabrese, avente come protagonista la città di Catanzaro, considerata tra il 1300 e il 1700 capitale europea della seta. Nella prima sezione sono conservati i costumi d’epoca, damaschi catanzaresi, paramenti sacri damascati e l’archeologia industriale tessile. In un’altra sezione sono esposti manufatti in seta greggia contemporanei, distinti per lavorazione all’uncinetto e tessuti al telaio antico a 4 licci. La terza sezione è dedicata al gelso, al baco da seta e alle fibre naturali. È presente anche un’area riservata alle tinture naturali, con un ricco assortimento di campioni di seta colorati con papavero, cipolla, radice di robbia, margherita di campo, iperico e mallo di noce. Di recente allestimento è la sezione relativa alla seta nel mondo, con l’esposizione di tessuti e costumi tradizionali di Paesi che hanno uno stretto legame con la cultura serica, come Francia, Thailandia, India. Nell’ultima sezione è possibile vedere da vicino i telai, antichi e non, su cui tuttora i ragazzi della Cooperativa Nido di Seta tessono i preziosi manufatti. Un meraviglioso intreccio tra passato, presente e futuro.
Di recente, molti giovani si sono impegnati nel recuperare le antiche tradizioni agricole del luogo, tra cui la coltivazione e la lavorazione del fico offre prospettive di eccellenza assoluta. Un gruppo di giovani agricoltori ha già avviato una produzione significativa puntando sulla diversificazione tra prodotto fresco e prodotto essiccato. Per la linea del fresco sono state scelte la cultivar Ficazzana, pianta che produce fioroni che raggiungono i 200 grammi e la cultivar Malangiana, di colore nero con striature bianche dal gusto particolarissimo. Per la linea dell’essiccato si punta alla valorizzazione della cultivar Dottato bianco che, oltre ad essere di pezzatura importante è un fico “Caprificato”, quindi ricco di semi che rappresentano un piccolo scrigno di materie prime nobili fondamentali per la salute dell’organismo.
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