San Nicola dell'Alto
L'olio buono di San Nicola dell'Alto
Montagna
Montagna
San Nicola dell'Alto è un piccolo paese italo-albanese della provincia di Crotone che conserva da sempre lingua e costumi balcanici. Situato su una collina "colle croce”, San Nicola sorse nel XV secolo per opera di profughi albanesi che si stabilirono tra il monte San Michele e il monte Pizzuta, località disabitata, ma rispondente a caratteristiche montane analoghe a quelle della madrepatria.
an Nicola è essenzialmente un centro agricolo adagiato sullo spartiacque tra le bassi valli dei fiumi Neto e Lipuda, dove si producono prevalentemente cereali, olive, uva e agrumi.
San Nicola fa parte del Consorzio per la produzione dell'olio Dop, ottenuta da parte della Comunità Europea grazie alla qualità della produzione locale.
Il paese ha aderito all'Associazione nazionale Città dell'Olio, un ente che si propone di tutelare, promuovere e valorizzare l'olio extravergine di oliva e il territorio di produzione. Favolose sono sue vedute panoramiche che si possono godere dal belvedere. Dal Monte San Michele, dove sorge l'omonimo Santuario, si può godere di un panorama suggestivo, che abbraccia tutte le colline del Marchesato fino a raggiungere il mare e intravedere la linea dell'orizzonte.
San Nicola dell'Alto merita di essere visitato, oltre che per le sue vedute panoramiche, anche per una visita sul Monte San Michele, dove nel Santuario vi è conservata la statua del Santo del 1600. Nel Santuario si notano i resti di alcune mura e di una scala appartenenti ad una antichissima Abbazia su cui ancora si vede lo stemma dei Gattinata. Da visitare il Museo della civiltà contadina, dove vengono conservati tutte le attrezzature, gli abiti, gli utensili, le unità di misura e tutto ciò che faceva parte della vita degli antenati. Molto interessante la mostra fotografica di livello storico e culturale, con le foto degli antichi abitanti di San Nicola con gli abiti tradizionali d’epoca. Di un grande interesse storico e artistico sono la Chiesa Madre, il Santuario di San Michele Arcangelo situata sul monte e la chiesa di San Domenico, che fu la prima chiesa costruita originariamente nel XV secolo. Da notare che una quarta chiesa, quella del Purgatorio fu demolita per poi costruirvi il monumento ai caduti delle due guerre. Oltre a questo, esistono un secondo monumento dedicato ai caduti delle miniere ed un terzo a Giorgio Castriota Skanderberg, padre della cultura Arberëshe. Il Santuario di San Michele, di origini antichissime, è stato più volte rimaneggiato e ristrutturato. La facciata si presenta sobria, sormontata da un timpano triangolare. All'interno vi si accede per mezzo di un semplice portale ad arco e al suo interno è possibile ammirare una splendida icona settecentesca di san Michele Arcangelo.
La raccolta, composta su iniziativa dell'ex cooperativa Coplas nei prima anni del 1990, è allestita nei locali restaurati dell'ex mattatoio. L'allestimento documenta la cultura contadina, artigiana e pastorale della comunità arberëshë attraverso l'esposizione di attrezzi, utensili di vario tipo e oggetti di uso quotidiano. Nell'esposizione si distinguono la ricomposizione della camera da letto con tessuti tradizionali e l'angolo della filatura e tessitura che presenta attrezzature ancora efficienti.
Come in molte altre località calabresi, anche a San Nicola la vitivinicoltura occupa una posizione di prestigio tra le attività agricole del territorio ed i vini prodotti in zona sono noti per la loro originalità e qualità. Essendo un comune montano, i produttori locali hanno cercato per i loro vigneti le posizioni migliori per ottenere uve idonee alla produzione di vini in linea con gli elevati standard presenti nella provincia di Crotone, dando vita ad un numero rilevante di denominazioni di origine. Assieme alla coltura del vino prospera quella dell'olio di oliva, tanto che San Nicola fa parte del Consorzio per la produzione dell'olio Dop ottenuta da parte della Comunità Europea. Le specialità gastronomiche del luogo riguardano la produzione locale dei classici insaccati calabresi, quali salsiccia, soppressata, capocollo, prosciutto e anche i formaggi, sia pecorino che caprino. I dolci più tradizionali sono i taralli, i bocconotti, i turdilli, le crespelle, le pittechiuse, i crustuli, il mustacciuolo ed i dolci pasquali come la cuzzupa.
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