Caraffa di Catanzaro
Caraffa di Catanzaro e la cultura arbëreshe
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Caraffa di Catanzaro è un paese di origini e cultura arbëreshë situato alle porte della città di Catanzaro, fondato intorno al 1448 durante una consistente ondata migratoria da milizie Shqipetare albanesi venuti al seguito di Demetrio Reres e dei due figli Basilio e Giorgio dall’altra sponda dello Ionio in aiuto al re di Napoli Alfonso D'Aragona.
Caraffa è situato nel punto più stretto dell’istmo di Catanzaro, tra il golfo di Squillace e quello di S. Eufemia, da cui si possono ammirare contemporaneamente il Mare Ionio e il Tirreno.
Caraffa conserva intatto il fascino delle contaminazioni, date dall’incontro tra la cultura italiana e quella albanese.
Il borgo è un luogo incantevole sotto molti aspetti, sia dal punto di vista storico e linguistico, così come dal punto di vista della gastronomia e delle tradizioni popolari. Inoltre conserva il fascino delle contaminazioni, date dall’incontro tra la cultura italiana e quella albanese. Dell’Italia, Caraffa ha il territorio, i magnifici paesaggi fatti di dolci colline verdeggianti, il clima, il calore delle persone e il vicino mare; dell’Albania e delle sue genti, ha invece la cultura, la lingua, la cucina, l’architettura.
Nonostante sia andato perduto il rito religioso bizantino, a Caraffa sono ancora vive la cultura e la lingua arbëreshë, come dimostrato dalle attuali testimonianze storiche e culturali presenti sul territorio. Infatti, è l’unica comunità arbëreshë in provincia di Catanzaro dove è ancora reperibile un certo numero d’esemplari autentici del costume tradizionale, conservati nella loro integrità ed originalità presso l'Istituto della Cultura Arbëreshë "Giuseppe Gangale”. L’antico abito di gala è tra i costumi più originali di tutte le comunità arbëreshë d’Italia ed evidenzia chiare tracce balcaniche presenti nei costumi della Macedonia, della Iugoslavia e della Grecia del nord. Molto caratteristico ed unico nel suo genere è il piccolo copricapo (keza), riservato alle donne maritate a forma di bustina rettangolare con le punte anteriori e posteriori rialzate, con la superficie sempre di velluto rosso e interamente ricamata come la pettina. La vestizione è completata dagli “ori”; pesanti orecchini, ricche collane e catene d’oro di varia lunghezza (yanakat e laci), contribuivano a dare maggiore regalità all’insieme. L’eleganza e l’originalità di quest'abito hanno incuriosito i viaggiatori italiani e stranieri giunti in Calabria tra la fine del secolo scorso e gli inizi del ‘900, raffigurandolo in artistiche e particolareggiate pose, tanto da simboleggiare spesso il costume distintivo dell’intera Regione. Col passare del tempo le fogge originali hanno subito le influenze delle popolazioni limitrofe, dando origine ad una nuova forma d’abbigliamento contraddistinto da un’armonica combinazione d’elementi, che in parte mantengono la stessa denominazione dell’antico costume albanese.
Il Museo testimonia la cultura italo-albanese del luogo ed è dedicato a Giuseppe Gangale, uno dei più grandi studiosi di lingua albanese. La struttura ospita una mostra di arte etnica caratteristica delle comunità albanesi, per lo più attrezzi del mondo contadino e artigiano, ed un presepe permanente in cui si possono ammirare i costumi tipici chiamato "Natività Arbereshe". Di notevole importanza è la documentazione originale di Giuseppe Gangale, glottologo italo-albanese del secolo scorso, professore all'università di Copenhagen, che ha lasciato manoscritti delle sue ricerche sulla cultura albanese e sulle lingue minori in genere. Alcuni suoi documenti testimoniano la creazione di un alfabeto con cui Gangale riuscì a mettere per iscritto tutto ciò che la cultura albanese possedeva come patrimonio orale.
Nella cucina di Caraffa permangono i caratteri di una cultura e tradizione arbereshe, con piatti ricchi di legumi, verdure, farine usata per fare la pasta e con l’usanza di conservare alcune varietà di frutti stagionali. Immergendosi nell'accogliente atmosfera del luogo si possono gustare piatti tipici come la Tumacé e Qiqera che, nonostante il complicato nome, è un semplice primo piatto a base di tagliatelle, ceci e sugo (di pomodoro o di carne secondo la stagione), vero e proprio vanto di Caraffa. Altri piatti, da provare assolutamente, sono il Dromsat (sfilatini di parta fatta a mano con farino ed acqua), il ragù di capra, la parta zita (pasta condita con ragù e polpettine), le cuzzuppe (biscotti pasquali), la frittata di asparagi, le nacatole (dolci fritti e guarniti da zucchero).
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