Amendolara

Amendolara, il paese dei mandorli

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Mare

Amendolara è una cittadina situata su una successione di pianure che declinano verso il mare, in un'area ricca di originarie testimonianze archeologiche, tra la Marina di Roseto Capo Spulico e Trebisacce in provincia di Cosenza.

Il nome di questo antichissimo centro deriva probabilmente dal greco Amygdalaria (mandorlai), definito spesso Il paese dei mandorli, proprio per la considerevole produzione di mandorle.

Per qualità di accoglienza, Amendolara si classifica al primo posto in Provincia di Cosenza e al secondo posto in Calabria.

Una leggenda narra che Epeo, famoso costruttore del Cavallo di Troia, dopo la distruzione della stessa, colto da una tempesta in prossimità delle nostre coste, promise alla Dea Atena di costruire una città devota alla stessa nel luogo in cui sarebbe sbarcato sano e salvo. La richiesta gli fu concessa così che Epeo la costruì, chiamandola Lagaria, che in seguito divenne Amendolara. Nella zona dell'attuale Masseria Lista sono stati rinvenuti i particolari resti di un sistema di cisterne per l'approvvigionamento idrico che testimoniano che in epoca romana esisteva una stazione di posta della via litoranea che probabilmente ebbe il nome Statio ad Vicesimum. Poco distante dal grande serbatoio romano sorge la Cappella dell’Annunziata o Cappella dei Greci. La chiesetta, edificata in epoca bizantina su un tempio pagano, presenta una pianta e una cupola di tipo bizantino, e si presume fosse un luogo di ritrovo per gli eremiti delle grotte vicine. All’interno si ammirano affreschi rappresentanti una Madonna con Bambino e un Cristo Pantocrator benedicente e numerosi simbolismi bizantino-medioevali.  Di fronte all’Annunziata a breve distanza le une dalle altre si affacciano, ciascuna dal proprio colle, le chiese bizantine di S. Giovanni, S.Sebastiano, S.Marco, Santa Maria e S. Giuseppe. Numerose sono le chiese che costellano il territorio di Amendolara, come la Chiesa madre di Santa Margherita Vergine e Martire che presenta tracce del periodo medioevale, come il portale di pietra, gli archi a tutto sesto e l'acquasantiera in pietra con leone stiloforo. Per le vie del centro storico si possono ammirare numerosi palazzi nobiliari: Palazzo Andreassi, Palazzo Melazzi, la Palazziata, Palazzo Pucci di Amendolara, Palazzo Grisolia, tutti mirabili esempi delle varie architetture che si sono susseguite ad amendolara nel corso dei secoli. A differenza di molte altre località calabresi, che hanno una tradizione turistica già acquisita, Amendolara solo negli ultimi anni sta vivendo un certo sviluppo turistico con l'apertura di alberghi, punti di ritrovo, aree giochi per bambini e la rivalutazione del Centro storico e del lungomare. Il salto di qualità a livello turistico è rappresentato dalla promozione da 1 a 2 vele nella Guida Blu di Legambiente nel 2006. Per qualità di servizi di accoglienza, Amendolara si classifica al primo posto in Provincia di Cosenza e al secondo posto in Calabria. Il 2011 e 2012 Amendolara è stata insignita della Bandiera Blu.

La Secca di Amendolara

La secca, a circa 12 miglia da Amendolara Marina, ha una profondità di soli 20 metri sotto il livello del mare. Di notevole estensione, è possibile che corrisponda ai resti di un'antica isola, probabilmente sommersasi per erosione, come dimostrato da alcune carte antiche che parlano di un isolotto, detto Monte Sardo. Una leggenda e alcuni studi recenti vogliono che il Monte Sardo, ormai sprofondato secoli, fosse stata l'Isola di Ogigia, ove la ninfa Calipso detenne Ulisse secondo l'Odissea di Omero.

Il Castello

Costruito tra l' VIII e il IX secolo, sui ruderi di una roccaforte longobarda, è stato profondamente rimaneggiato nel corso dei secoli; tuttavia per la sua pianta triangolare e la torretta poligonale si può ritenere di origine normanna. Nel 1239 fu restaurato da federico II di Svevia, diventando la "Domus Imperialis" più importante nella zona tra Calabria e Puglia. In seguito fu dimora degli Angioini e poi di numerose famiglie nobiliari. Quello che oggi si può osservare è costituito dal ponte di accesso in muratura, che sostituisce il ponte levatoio, il fossato, la torre poligonale e il colonnato aragonese. Le parti restanti delle mura e le altre torrette sono state inglobate in abitazioni private ed alcune di queste restano tuttora visibili. L'ingresso del Castello immette in un largo spiazzo da cui, attraverso una gradinata, si può accedere ai vani del primo piano e ad un lungo e panoramico colonnato di tipo aragonese. Sullo spiazzo, prima della gradinata, vi è una porta d'accesso a quella che deve essere stata la Cappella delle investiture, decorata da affreschi come quella della fine del 1200 di Scuola napoletana, raffigurante una crocifissione con S. Giovanni e la Madonna, mentre il Pantocrator benedicente è su una mandorla sorretta da due angeli. Attualmente, dopo alcuni restauri realizzati da privati con l'avvallo della Soprintendenza ai Monumenti della Calabria, l'antico maniero ospita un ristorante allestito in stile normanno, mentre si può godere dall'ampio spiazzale, a cui si accede appena varcato l'ingresso principale, un interessante panorama che comprende il bosco di Straface, la relativa omonima fiumara ed in lontananza Castroregio, abitato dai discendenti di Albanesi che emigrarono in Italia nel 1500. L'incantevole visione termina con quella della degradante Serra del Dolcedorme ai piedi del Pollino.

Torre Spaccata

Torre costiera costruita nel 1517 da Fabrizio Pignatelli, Principe di Cerchiara e Signore di Amendolara, serviva per avvistare le navi dei pirati saraceni provenienti dal mare. Una volta avvistato il nemico si segnalava il pericolo al Castello di Roseto e alla Torre di Albidona. Dopo un parziale crollo, è stata restaurata qualche anno fa.

Museo Archeologico

Il Museo Archeologico di Amendolara, nato nel 1992, è dedicato al Dott. Laviola, studioso e appassionato di antichità, impegnato nella salvaguardia del patrimonio storico e archeologico della sua terra. La collezione Laviola si compone principalmente di reperti metallici e frammenti ceramici del periodo protostorico (XII-VIII secolo a.C.). Ad arricchire il nucleo centrale, i reperti provenienti dagli scavi eseguiti a fine anni Sessanta dalla Juliette de la Genière, che hanno portato alla luce le aree sepolcrali delle località Paladino e Mangosa. Il percorso museale si snoda attraverso le varie fasi di frequentazione del sito, dalla civiltà indigena dell’età del Bronzo, all’avvento dei Greci.

Feste Religiose

Le feste a carattere religioso ad Amendolara iniziano sin dalla terza settimana dell'anno, quando proprio la terza domenica si tengono i festeggiamenti in onore di Sant'Antonio Abate, durante i quali si organizza l’"incanto", un'asta i cui prodotti sono votivi per il santo e il cui ricavato rimane in parrocchia. Particolare è l'incanto delle corone di arance, che vengono contese a suon di euro dai fedeli al santo. Nel pomeriggio si svolge la rituale processione e a seguire la corsa dei cavalli e il Palio degli Asinelli. Il 24 marzo si festeggia la Madonna dell'Annunziata, sita nell'omonima cappella. I festeggiamenti si svolgono al calar del giorno, quando un gruppo di fedeli dotati di fiaccole si incrocia con la lunga linea di candele che parte dal centro del paese per riunirsi davanti alla cappella dell'Annunziata. L'ultimo Venerdì e Sabato di aprile per la festa del patrono, San Vincenzo Ferreri, in tutti i quartieri del centro storico vengono accesi i "fucarazzi", grandi falò di cui quello con le fiamme più alte viene premiato.

Gastronomia

La tradizione alimentare costituisce un forte richiamo turistico e culturale per Amendolara. La cucina è semplice, genuina e trova la migliore espressione nell'utilizzo degli ortaggi provenienti dalle campagne circostanti. I primi piatti per eccellenza sono i “rascjcatilli”, pasta fresca fatta con farina e acqua a forma di piccoli pezzi cavati con le dita e conditi con sugo di pomodoro fresco e basilico o con ragù di agnello e una spolverata di peperoncino rosso piccante della zona. Molto prelibati sono anche i “ferrazuoli”, pasta fresca a forma di bastoncini cavati con un ferro sottile e quadrangolare e conditi con ragù meridionale di carne. Sono entrambi piatti della tradizione contadina, spesso arricchiti dal gusto intenso della ricotta stagionata e grattugiata in scaglie direttamente sopra il piatto al momento del servizio. I dolci più tipici del periodo di Natale sono i “crispi”, grandi anelli che si possono degustare con zucchero a velo, fatti con farina di grano, acqua e lievito e i “cannaricoli”, grossi gnocchi fatti di farina, pepe nero, vino ed un pizzico di lievito, fritti nell'olio di oliva. Nel periodo pasquale è usanza comune preparare le “cullure”, pane pasquale che ha un significato originale di nuova vita, e i “pastizzi”, simili a calzoni e fatti con farina, strutto, sale e pepe, ripieni di carne ed interiora di capretto, conditi con pepe, prezzemolo, aglio e rosolati in olio di oliva con l'aggiunta di salsiccia.


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Ultimo aggiornamento: 9 lug 2020 13:22