San Giorgio Albanese
San Giorgio Albanese, i custodi della cultura albanese
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San Giorgio Albanese è un borgo situato su un’altura sul versante settentrionale della Sila Greca.
Uno fra i paesi di origine e tradizione albanese del territorio regionale, la cittadina, di San Giorgio, Mbuzat in lingua arbëreshë, fu fondata alla fine del XV secolo. da profughi albanesi lì giunti durante il dominio del principe di Bisignano.
La cittadina appartiene all'Eparchia di Lungro e conserva la lingua arbëreshë, il rito bizantino e i costumi tradizionali e ritualità e cerimoniali suggestivi.
Il borgo è posto sulle colline che precedono l’altopiano della Sila e che abbracciano la pianura di Sibari. Il nucleo abitato si sviluppa intorno al palazzo del Municipio e gode di un panorama tra i più suggestivi della Calabria settentrionale: da una parte le cime della catena montuosa del Pollino, dall’altra il mare Ionio con le sue sconfinate spiagge e poi intorno un panorama di colline di terra rossa con vigneti ed uliveti che si perdono a vista d’occhio.
Architettonicamente il centro storico testimonia la propensione alla convivialità e l’attitudine comunitaria tipica delle comunità albanesi. Le case sono costruite intorno al piazzale, detto shesi, e il nucleo della struttura urbanistica è la gjitonia, un complicato intreccio di urbanistica e di vita sociale, dove si alternano momenti di socializzazione e di trasmissione di saperi e competenze. I vicini di casa seduti sui gradini delle scale condividono lunghi momenti di vita sociale dedicati allo scambio di chiacchiere e alla realizzazione di preziosi manufatti dell’artigianato locale. Alcune strutture mostrano gli elementi propri dell’architettura arbëreshe, come le cornici imponenti dei portoni dei palazzi nobiliari e le finestre circolari del sottotetto.
La chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio Megalomartire sorge nei pressi dell'antica chiesa del monastero ed è una costruzione in stile barocco del 1700 che si presenta a tre navate, addossate ai lati da due cappelle in stile italo-greco e da una imponente torre campanaria sormontata da una cuspide in stile bizantino. Sorta in stile romano, secondo gli obblighi chiesa imposti dai vescovi da cui dipendeva, dopo la creazione della Eparchia di Lungro, grazie a diverse opere di restauro promosse dai parroci, la Chiesa è stata man mano adattata alle esigenze della tradizione bizantina.
Negli ultimi decenni l’opera di restauro si è fatta imponente e attualmente la Chiesa è considerata uno dei migliori esempi di integrazione della esigenza liturgica bizantina in una struttura che fu realizzata secondo i canoni della tradizione romana. L'interno ospita numerose statue lignee datate tra '700 e '800, tra le quali una Madonna del Rosario, San Giorgio Martire, Santa Lucia, San Francesco di Paola, Angeli che reggono la Madonna di Scutari e un Crocefisso.
A San Giorgio Albanese rimane ancora attuale l'uso dei costumi tradizionali albanesi unito a riti sacri che provengono dalle generazioni precedenti. Il costume tradizionale di San Giorgio Albanese si distingue da altre comunità Arbëreshë per la pandera, originale cinturino. La festa delle nozze è molto suggestiva. Infatti, mentre le amiche della sposa provvedono a sistemare il variopinto abito nuziale, due cori con voci alterne mettono in guardia la sposa dalle insidie che potrà trovare sul suo cammino, pregandola di tollerare una suocera troppo invadente o le gelosie dei parenti. Quando è pronta ci si reca in chiesa dove ha luogo il cerimoniale più suggestivo e sacro: il pàpas, durante il quale il sacerdote di rito greco-bizantino offre del vino agli sposi in un bicchiere, che poi viene frantumato a terra. Quindi, per tre volte pone e ripone sulle loro teste delle corone di fiori incrociandole alternativamente, e insieme girano per tre volte intorno all’altare. La cerimonia si chiude in un tripudio in festa, in cui si alternano, anche con i costumi tradizionali di San Giorgio Albanese, balli e canti albanesi.
La cucina di San Giorgio Albanese propone piatti e dolci tipici della tradizione arbëreshë, ai quali si accostano delle pietanze del patrimonio culinario calabrese. Protagonista indiscussa è la pasta fatta in casa. Da assaggiare rrashkatjelt, preparati con un semplice composto di acqua e farina e arrotolati intorno ad un bastoncino di ferro. Si servono con ragù di carne di capra, aromatizzati da pecorino locale grattugiato. Ancora oggi sono fiorenti le attività artigianali che producono il pane con antiche metodologie tradizionali. Il pane casereccio locale è esportato in buona parte delle regioni italiane, così come la pitta, le frese e i taralli. Tra i dolci tradizionali da gustare viskotinet, dolce che si prepara in occasione dei matrimoni arbëreshë. A Natale si preparano xhurxhullena e qinullilet, dolcetti a forma di mezzaluna ripieni di mostarda, e krustulit, impastati con uova, vino e olio. A Pasqua si mangia kuleçtë, dolci a forma circolare con incorporate uova sode, e riganelet, pasta frolla ripiena di uva passa, noci e mandorle.
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