L’ebraismo in Calabria tra fede, arte e tradizione

Viaggio nella cultura ebraica calabrese
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© Regione Calabria

Tradizione e folklore

16 feb 2024 09:20

Il viaggio alla scoperta dell’ebraismo in Calabria ha origini antiche ma rivela ancora oggi una vivace presenza della comunità ebraica calabrese attraverso luoghi, riti, usi e costumi che affascinano i visitatori e gli appassionati che vi si accostano.

Crocevia di culture millenarie e terra accogliente per definizione, la Calabria offre a chi la visita la stratificazione culturale e artistica di un patrimonio ricco di sfumature, credenze, pratiche e opere d’arte.

Scopriamo insieme alcuni luoghi dell’ebraismo calabrese in un itinerario che tocca due province partendo da sud, dove la presenza ebraica è tuttora tangibile.

I principali luoghi della cultura ebraica in Calabria

Il viaggio alla scoperta dell’ebraismo in Calabria parte dall’estremo sud della regione: la città di Reggio Calabria e la sua provincia, che più di altre conservano toponomastica e luoghi votati alla cultura e alla spiritualità ebraica.

Partiamo da una via simbolo dell’ebraismo reggino: Via Aschenez, parallela a Corso Garibaldi, non a caso intitolata a colui che secondo il mito fu il fondatore della città di Reggio Calabria, pronipote di Noè. Siamo nel 2000 a. C. quando, secondo la leggenda, Aschenez parte dai territori del Medio Oriente con l’intento di ripopolare la terra a tre generazioni di distanza dall’epico Diluvio. Tra le città di questa nuova fondazione si annovera Reggio Calabria (perciò detta urbs a diluvio condita, “città fondata a seguito di un diluvio”).

Oggi, a ridosso della lunga strada cittadina che evoca il fondatore, incrociamo altri due luoghi significativi: Via Scale di Giuda, con riferimento a un antico toponimo ebraico, e la Giudecca di Reggio Calabria, lo storico quartiere ebraico cittadino che tuttora porta questo nome. La Giudecca, posta all’esterno dell’originale cinta muraria, era sede di una sinagoga e di una scuola ebraica.

Tradizionalmente grandi mercanti, nel Trecento gli ebrei di Reggio Calabria detenevano il monopolio della seta reggina, l’arte della stampa e il commercio di altre merci locali ambite in tutto il Mediterraneo (come si evince dalla legge angioina del 1357 istitutiva della Fiera franca di agosto).   

Reggio Calabria antica
Di Restauro e legenda by Saverio Autellitano (http://ilsalli.altervista.org) - Opera propria, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=920205

Le fonti storiche relative alle principali attività della comunità ebraica di Reggio Calabria, ovvero la bachisericoltura e la stampa pregiata, raccontano che il 22 luglio di ogni anno l’Università di Reggio stabiliva il prezzo della seta da esportare in Europa e nel Mediterraneo.

Quanto alla stampa, la città detiene un singolare primato: proprio nella Giudecca di Reggio Calabria fu stampata la prima edizione ebraica della Bibbia, in data 5 febbraio 1475 del Calendario Gregoriano, ovvero nel mese di Adar dell’anno ebraico 5235 (secondo quanto riportato sulla Storia di Reggio da' Tempi Primitivi sino all'Anno di Cristo 1797, di Domenico Spanò Bolani). Si trattava di 300 copie del Commentarius ad Pentateuchum di Rashi, uno dei più importanti commentatori di Torah e Talmud, conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma, la cui copia consultabile (edita 2006) si trova oggi alla Biblioteca Comunale “Pietro De Nava” di Reggio Calabria.

Per trovare tracce archeologiche della presenza ebraica in provincia di Reggio Calabria occorre spostarsi nell’area ionica grecanica, precisamente nel Comune di Bova Marina. Qui, in località San Pasquale, è possibile visitare i resti dell’antica Sinagoga di Bova Marina.

Bova Marina Sinagoga
Di Drz - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=58052425

Scoperta negli anni ’80, la sinagoga è datata tra il IV e il V secolo e presenta un mosaico pavimentale di grande bellezza. Posto al centro dell’aula di preghiera, il mosaico policromo raffigura una menorah (il tradizionale candelabro ebraico a 7 bracci) affiancato da altri simboli, quali il Nodo di Salomone. La visita alla sinagoga, all’interno del Parco Archeologico ArcheoDeri, include anche il MArRc, l’annesso museo che espone ulteriori reperti e opere d’arte.

Spostandosi in altre province, si scoprono altri centri custodi di importanti quartieri ebraici: è il caso della Giudecca di Nicotera (Iudeca), in provincia di Vibo Valentia, e della Giudecca di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro.

La prima, una delle testimonianze meglio conservate dell'ebraismo in Calabria, mostra ancora una volta tracce di una comunità dedita alla lavorazione della seta, della tintoria e della carta, oltre alle consuete attività commerciali e finanziarie (banchi di prestito). Il quartiere mantiene il tipico assetto urbanistico giudaico, con i piccoli edifici adibiti a casa e bottega (primo piano e pianterreno), collegati da caratteristici cafi (passaggi coperti) e scalinate aperte sugli slarghi. 

Giudecca Nicotera
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Diversi i personaggi e le vicende storiche che intrecciano la Giudecca di Nicotera alla storia con la "S" maiuscola, in particolare nel periodo angioino e aragonese, a partire dai documenti dell'anno 1270. Del resto, lo stesso toponimo "Nicotera", ricorre tra i cognomi di origine ebraica più diffusi

Storia e assetto simili anche per la Giudecca di Lamezia Terme, quartiere Timpone, visitabile nel centro storico di Nicastro. Annunciato dal Monumento all'imperatore Federico II di Svevia col suo fedele falcone, il quartiere della Giudecca di Nicastro si dispone ai piedi dell'antico castello, in una delle zone più antiche della città. 

La comunità che vi abitò, tra il XIII e il XVI secolo, sfruttava per il proprio lavoro la preziosa presenza dei torrenti Barisco e Canne, in grado di azionare i mulini e le macchine necessarie alle attività conciarie e tintorie, alla bachisericolutura e alla relativa coltura del gelso. Un vero e proprio ecosistema, che ancora si percepisce tra le stradine e le arcate dell'antica Iudeca lametina.    

Curiosità e tradizioni

Spostandosi in provincia di Cosenza, in particolare nella località costiera tirrenica di Santa Maria del Cedro, lungo la Riviera dei Cedri, possiamo assistere a un evento unico, che figura certamente tra le tradizioni più importanti della comunità ebraica in Calabria.

È proprio su questo tratto di costa, il cui nome si ispira alla coltivazione del prezioso Cedro di Calabria DOP, che i rabbini di tutto il mondo si riuniscono ogni anno per la raccolta rituale dei cedri (rigorosamente calabresi!) che occorrono per celebrare l’importante rito della Festa del Sukkot.

Cedro
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Di che si tratta? Conosciuta anche come Festa delle Capanne (o dei Tabernacoli), il Sukkot (“capanna”) è uno dei rituali più importanti dell’ebraismo e consiste nel rievocare le peregrinazioni del popolo ebraico nel deserto durante il viaggio verso la “Terra Promessa”, quando la comunità viveva nelle capanne.

Qual è il legame col Cedro di Calabria? Si legge nella Torah che per la celebrazione della festa occorre utilizzare 4 specie di vegetali: il lulav (ramo di palma), l'etrog (un cedro), tre rami di mirto e due rami di salice. Il cedro più pregiato è proprio quello calabrese, che a Santa Maria del Cedro viene colto ritualmente per l’occasione.

Per conoscere la storia, le tradizioni, la produzione e la lavorazione di questo pregiato agrume calabrese, si consiglia una visita al Museo del Cedro, dove è possibile seguire un percorso “agro-mistico-sensoriale” e acquistare i prodotti tipici derivati.  

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