Albanesi di Calabria, itinerario tra le comunità arbëreshë

Viaggio nella cultura e nel folklore italo-albanese
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Tradizione e folklore

16 feb 2024 09:11

Da sempre territorio accogliente, proteso verso popoli e culture che da secoli la attraversano, la Calabria conta da nord a sud la presenza di 3 minoranze etniche che la arricchiscono di lingue, costumi e tradizioni da scoprire.

Tra queste, le comunità italo-albanesi (arbëreshë) dislocate tra le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, rappresentano un punto di riferimento per tutti gli albanesi che in Calabria si stringono attorno alle rispettive eparchie, i principali centri territoriali di riferimento del rito greco-bizantino.

La comunità arbëreshë in Calabria

La storia della comunità arbëreshë in Calabria ha un’origine precisa. Racconta il dramma prima e la rinascita poi dei profughi albanesi sfuggiti alle persecuzioni turche nella loro patria d’origine a partire dalla fine del XIV secolo (alla caduta dell’Impero Bizantino) e, in maniera più massiccia, nel corso del XV secolo, quando Alfonso d’Aragona donò loro una serie di territori per ricompensare il condottiero albanese Giorgio Castriota Scanderbeg dell’aiuto offertogli in occasione della congiura dei baroni del 1448.

Fu allora che le popolazioni di etnia albanese, originarie del sud dell’Albania e del nord della Grecia, iniziarono a muoversi verso le terre di quello che era il Regno di Napoli

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Oggi gli albanesi di Calabria rappresentano una comunità fiera, tra le più numerose d’Italia, che ha avuto la tenacia di custodire nel tempo la propria identità culturale attraverso costumi, lingua, religione e gastronomia, ovvero gli elementi peculiari che da sempre condivide con turisti e visitatori desiderosi di saperne di più.

Il viaggio tra i Comuni albanesi in Calabria è una vera e propria immersione in una cultura “altra”, che consente di scoprire luoghi, colori, profumi e tradizioni orientali senza spostarsi dall’Italia. 

Alcuni di questi paesi compaiono anche tra I Borghi più Belli d’Italia e si consiglia assolutamente di visitarli. 

Tra quelli in provincia di Cosenza, ad esempio, oltre all’eparchia di Lungro, sarà piacevole visitare il centro abitato di Civita, che si caratterizza per diverse peculiarità. Incastonata nel Parco Nazionale del Pollino, Civita, detta anche il "Paese del Ponte del Diavolo" per la presenza dell’omonimo ponte antico, è famosa per le cosiddette Case Kodra. La definizione, coniata per richiamare il pittore albanese Ibrahim Kodra, si riferisce a una caratteristica davvero unica dell’abitato: le casupole antropomorfe, dal volto umano. Tra i luoghi da non perdere, il Museo Etnico Arbëreshë, che raccoglie testimonianze legate alla tradizione religiosa bizantina e al mondo contadino, con richiamo all'antica filanda azionata dal corso del Raganello.

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Restando in provincia di Cosenza, territorio che ospita la maggior concentrazione di paesi arbëreshë in Calabria, gli amanti dei preziosi abiti tradizionali albanesi possono visitare i relativi musei del costume anche nei centri di Vaccarizzo Albanese, Santa Sofia d’Epiro e Frascineto, centri attivissimi nel conservare usi, riti, folklore e festività imperdibili.

Spostandosi in provincia di Crotone, le tradizioni albanesi persistono ancora oggi nei paesi di Carfizzi, Pallagorio e San Nicola dell’Alto. La caratteristica principale di questi e altri centri abitati di origine albanese (inclusi quelli cosentini) è il loro inconfondibile assetto urbano: la gjitonia.

Di che si tratta? Il termine, che rimanda all’antica organizzazione matriarcale degli spazi, tipica dell’Oriente e dei Sud, negli abitati arbëreshë si traduce in un preciso schema urbanistico: piccole case, solitamente disposte a semicerchio, affiancando una casa madre detta "casa signorile" e affacciano tutte su una piazzetta o slargo comune, centro nevralgico della vita e dei riti di quartiere.

Anche la provincia di Catanzaro ospita le sue comunità albanesi (Caraffa, Vena, Zangarona, Gizzeria, Andali e Marcedusa), piccoli centri di antica fondazione. 

Carfizzi
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Lingua, riti, costumi e gastronomia

La lingua arbëreshë è una varietà dell’antico tosco, un dialetto del sud dell’Albania detto arbërisht, misto a vocaboli italici assimilati nella lunga commistione. Secondo le ultime stime. Tra i paesi che più di tutti conservano la lingua delle origini compaiono quelli cosentini di Lungro, Acquaformosa, Civita, Frascineto e San Demetrio Corone.

Quest’ultimo in particolare, è sede del Collegio Italo-Albanese di Sant'Adriano dal 1794, un importante organismo religioso e culturale per la conservazione del rito orientale e delle tradizioni patrie, vero e proprio faro del patrimonio identitario albanese. La frazione Macchia Albanese ha dato i natali a Girolamo De Rada, vate arbëresh e padre della letteratura albanese moderna. Inoltre, a San Demetrio Corone si tiene ogni anno il "Il Festival della Canzone Arbëreshe".

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Tra i riti da non perdere, le suggestive feste religiose della Settimana Santa albanese (Java e Madhe) e della Pasqua albanese (Pashkëvet), periodi dell’anno ideali per visitare i paesi arbëreshë in Calabria, oltre al celebre Carnevale (Karnivalli).

In occasione di questi riti, le vie dei paesi si animano di giovani che, al suono di zampogne e organetti, recitano antiche poesie e canti tradizionali (vjershë) di accompagnamento ai balli tipici (vallije).

Santa Sofia d'Epiro
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Cosa assaggiare assolutamente? Accanto ai numerosi piatti tipici della cucina albanese, da non perdere è il rituale del mate (riti i matit), che pur non avendo origini arbëreshë ma evidentemente argentine, richiama a Lungro i flussi migratori di una cultura nell’altra.

L'occorrente per il rito del mate? Il kungulli, un contenitore ottenuto da una zucca vuota, il pumbixhin, una cannuccia di metallo, e la çikullatera, il bollitore per l'acqua. La preparazione è molto semplice: dopo aver scaldato l'acqua si prepara kungullin, all'interno del quale si mettono un pezzo di brace e una buccia di arancia secca, Si aggiunge lo zucchero, si versa l'acqua calda e si consuma il contenuto aspirandolo tramite il pumbixhin.

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