Viaggio goloso tra i dolci di Pasqua calabresi
Specialità dolciarie di Pasqua, dai biscotti ai distillati
© Africa Studio/Shutterstock
Enogastronomia
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Visitare la Calabria a Pasqua è il modo migliore per assaggiare alcune delizie della pasticceria locale e i prodotti più golosi di primavera.
Terminata la Quaresima, comincia il periodo di preparazione dei dolci di Pasqua calabresi. Bontà nate dalle antiche tradizioni popolari e contadine, oggi rielaborate dai maestri pasticceri con un tocco di originalità e attenzione ai prodotti bio e a marchio.
Il viaggio tra i dolci calabresi di Pasqua è trasversale. Ci porta a spasso per tutte le province, alcune legate da preparazioni comuni, altre con peculiarità specifiche del territorio.
La regina indiscussa dei dolci di Pasqua calabresi è sua maestà la Cuzzùpa.
Il nome può variare a seconda della zona di provenienza: dalle più gettonate cuzzùpe alle gute di Reggio Calabria e dintorni (più morbide, a consistenza brioches), fino ai cudduràci di stampo cosentino. Anche la forma varia in base alle località o al gusto di chi le prepara: da quelle che richiamano esplicitamente i simboli pasquali (ad esempio il pesce) a quelle a forma di gallina o cuore.
Che le si chiami in un modo o nell’altro e le si serva in forme diverse, la sostanza non cambia: si tratta di un impasto biscottato, o di consistenza più soffice, preparato qualche giorno prima della domenica di Pasqua e decorato con uno o più uova intere cotte col guscio (che in forno diventano sode).
L’uovo, legato alla rinascita e alla Pasqua, richiama anche a un’antica tradizione amorosa. Nel passato di molti paesi, infatti, il periodo di Pasqua coincideva con uno scambio romantico, in occasione del quale le ragazze promesse in sposa regalavano al fidanzato una cuzzùpa in segno d’amore: più uova conteneva, più grande era il sentimento.
Simili alle cuzzùpe, le Cuddùre (o curùji) sono ciambelle intrecciate, fritte o al forno, dolci o salate, identificate dal marchio PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale). Il nome deriva dal greco antico, κολλύρα o kollýra (pagnotta), mentre la forma pare fosse funzionale ai pastori e ai viandanti che le infilavano nel bastone e se le portavano dietro nei lunghi spostamenti.
Per finire, sulla tavola di Pasqua calabrese non possono mancare i biscotti glassati in tutte le varianti. Gli ‘Ncinetti o fiscòtta, in provincia di Vibo Valentia, sono ricoperti di glassa di zucchero aromatizzata con la buccia grattugiata di un limone. Deliziosi da inzuppare nel latte e nel tè, anche a colazione, i biscotti di Pasqua calabresi rappresentano un dolce ricordo d’infanzia al quale è impossibile rinunciare.
Protagonista della pasticceria calabrese nel periodo delle feste è la frutta candita, gli agrumi in particolare.
Che si tratti di Bergamotto di Reggio Calabria DOP, Cedro di Calabria DOP o scorza ricavata dalle arance e i mandarini locali, Clementine di Calabria IGP o Limoni di Rocca Imperiale IGP, il prodotto della canditura è sempre una delizia e rappresenta l’ingrediente (non troppo) segreto che dà alle preparazioni dolciarie quel tocco in più.
Altro alimento irrinunciabile della pasticceria e, in generale, della Pasqua calabrese è la ricotta. Tra le più pregiate, la ricotta di Capra Aspromontana in abbinamento ad alcune varietà superiori di miele calabrese (castagno, corbezzolo, sulla ed eucalipto).
Come concludere il pranzo? Brindando con gli ottimi distillati calabresi: bergamotto, cedro, limoncello, nocino, liquirizia, fragolino, anice, finocchietto, moscatello ed erbe di campo sono la chiusa perfetta della Pasqua in Calabria.
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