Luzzi e le antiche tradizioni calabresi
Visita al paese della pacchiana
Tradizione e folklore
Regione Calabria
La Calabria è una terra antica, che conserva ancora integre le sue tradizioni popolari e contadine. Patrimonio di una civiltà quasi ovunque scomparsa, che prova a resistere raccontandosi attraverso usi, costumi, mestieri, rievocazioni e note di folklore che fanno bene all’anima.
Tra i tanti piccoli centri di montagna, incastonato nella Presila cosentina lungo la Valle del Crati, il paese di Luzzi regala a chi lo visita uno spaccato d’altri tempi, che proprio nel folklore locale trova il suo accento più identitario.
Scopriamo insieme il volto affascinante di un mondo perduto.
La pacchiana e il Museo Etnografico di Luzzi
Costume femminile tipico del Centro-Sud, quello della pacchiana (popolana, contadina) trova a Luzzi un’interpretazione particolarmente sentita.
La pacchiana di Luzzi, coi suoi colori vivaci e i tessuti preziosi in trame si seta e velluto, rivive in particolari occasioni dell’anno: nelle feste e nelle rievocazioni tradizionali, a ricordare il tempo in cui la donna si abbigliava solennemente secondo l’antico cerimoniale di matrimonio e in altre circostanze rilevanti per la comunità.
In cosa consiste il costume della pacchiana? In una serie di elementi imprescindibili, veri e propri strati da indossare secondo una precisa modalità. Si parte dalla lunga e ampia gonna, il cammisuòtto, formata da due stoffe sovrapposte; sulla camicia vera e propria, rigorosamente di lino bianco (murletta) si indossa un copri-camicia con ampie maniche (cammisòla), impreziosito da un laccio d’oro (magliùccu) e uno spillone altrettanto prezioso. La testa è coperta dal cosiddetto rituòrto, al di sotto del quale l’acconciatura tradizionale vuole i capelli i capelli divisi al centro.
La pacchiana di Luzzi indossa scarpe nere in pelle lucida. A completare l’opera, si adorna di antichi gioielli: orecchini d'oro a goccia piatta, anelli a cerchi sfalsati con rosette di perline e una collana a 10 fili di scaramazze con ciondolo a stella d'oro.
Così agghindata a festa, la donna luzzese procede per le vie del paese con dignitosa maestà, come una regina che presiede ai grandi avvenimenti sociali.
Di questo e di altri costumi si possono conoscere la storia e le peculiarità visitando il Museo Etnografico di Luzzi, uno spazio espositivo tradizionale nel quale trovano posto, oltre agli abiti tipici, anche una grande varietà di attrezzi e manufatti dell’antica civiltà contadina e arredi tradizionali delle case luzzesi e calabresi.
Il museo, a cura della Pro Loco La Terra dei Lucij e dell'associazionismo locale, si articola in 4 sale ed espone alcuni pezzi particolarmente interessanti, come la triglia che serviva per macinare il grano sull’aia, diverse tipologie di aratri e bilance, arnesi di carpenteria e manufatti da telaio.
Se è vero che identità e tradizione passano anche per la tavola, non si può lasciare Luzzi senza aver assaggiato la gustosissima e soffice grupariàta (alla lettera, "bucherellata"), la focaccia tipica a base di aglio, pomodori pelati e peperoncino.
Ogni famiglia la declina a modo proprio, con varianti che prevedono anche l'uso della sardella piccante, ma tutti concordano nel tramandare la leggenda di origine di questa sfiziosa focaccia locale, che evoca una storia d'amore, passione e morte. Una storia che si tinge di rosso, proprio come il colore predominante e focoso dei principali ingredienti che la compongono.
Cosa vedere a Luzzi e dintorni
A due passi dal Parco Nazionale della Sila cosentina, il paese di Luzzi appare come un presepe adagiato nel verde.
Una passeggiata nel piccolo centro storico ci svela la bellezza di edifici religiosi e nobiliari di grande pregio. Tra i primi, la trecentesca Chiesa di Sant’Angelo, famosa in quanto custode di una tela raffigurante Santa Maria delle Grazie (opera di scuola vinciana) e un altare ligneo del ‘600 classificato Monumento Nazionale.
La Chiesa dell’Immacolata non è da meno, con un’importante opera di Luca Giordano. Così anche le chiese minori che si incontrano per i vicoli e le piazzette.
Tra gli edifici di rappresentanza, l’attuale Palazzo Comunale (XVIII secolo) reca memoria delle stratificazioni storiche della comunità, a partire dalla reggenza dei Sanseverino, quando era proprietà dei principi Firrao e si chiamava Palazzo Vivacqua (dal loro cognome originario). Degni di nota dopo i restauri, la struttura avanzata del portale d’accesso, lo scalone e i giardini.
Infine, il gioiello per cui Luzzi è famosa in tutta la regione: l’Abbazia della Sambucina.
Tra i patrimoni più rilevanti della Calabria, questo monastero ospitò l’abate filosofo Gioacchino da Fiore e offre al suo interno diversi affreschi datati dal ‘500 in poi.
Fondata nel 1087 da una comunità di monaci benedettini, La Sambucina è stata accostata all’Abbazia di Clairvaux, in Francia, e ha generato filiali su tutto il territorio regionale. All’abbazia è dedicato anche un omonimo poemetto a firma Vincenzo Padula.
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