Tra castelli a picco sul mare e Stupor Mundi

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Storico culturali

30 mar 2022 14:45

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Storico culturali

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La Calabria offre la testimonianza di un passato guerriero nelle potenti mura dei castelli che orlano la regione lungo la costa e all’interno, fortificazioni nate con l’obiettivo di difendersi dalle frequenti incursioni straniere e poi diventate monumenti all’architettura e alla bellezza. 
Castelli bizantini e medievali, ricchi di storia e cultura ma anche di leggende e miti, nascosti tra le pietre delle costruzioni rimaste in piedi a sfidare il tempo adesso come allora. Antiche vestigia di popoli fieri e orgogliosi, ricettacoli artistici a cielo aperto, i castelli calabresi sfidano in maestosità le rupi che li ospitano e conferiscono fascino al paesaggio circostante. 
I castelli del reggino offrivano riparo a popolazioni in fuga dai pirati d’oltremare e costituivano un punto di riferimento necessario per lo sviluppo della cultura in periodi di grande travaglio storico.

L'itinerario è adatto a tutti, percorribile in auto e per tutte le stagioni.

Food tips

Il Limone IGP, coltivato da secoli nel territorio di Rocca Imperiale, è noto nel comprensorio col nome di Antico o Nostrano di Rocca Imperiale. Il frutto del limone, di colore giallo intenso, possiede un profumo straordinario che si contraddistingue da altri limoni. 
I risultati delle analisi hanno evidenziato un alto contenuto in limonene e preziose essenze naturali di oli essenziali di particolare aroma. Nell’arco dell’annata, il Limone di Rocca Imperiale produce ben tre tipi di frutti derivati da altrettanti fioriture: Primofiore (raccolti da maggio a luglio), o Maiolino (raccolti da maggio a luglio) e Verdello (raccolti da agosto a ottobre). 


La regina incontrastata del territorio di Roseto, incoronata come La più bella d'Italia per il 2016, è la ciliegia
Uno dei frutti più amati in assoluto, a cui nessuno può resistere, la Ciliegia De.Co. di Roseto, una delle eccellenze di questo territorio, possiede proprietà organolettiche uniche e dalla bellezza disarmante. Ormai protagonista della cucina locale, la si trova anche in deliziosi primi piatti, come i maccheroncini alle vongole e Ciliegie De.Co., abbinata a squisiti secondi, oltre che nei dessert e nelle confetture.


Tra i numerosi piatti e prodotti tipici che caratterizzano Oriolo dal punto di vista delle eccellenze gastronomiche, si distinguono i Taralli, biscotti salati friabili e con uno spiccato aroma di finocchietto selvatico. I taralli di Oriolo sono preparati lavorando farina di grano tenero, vino bianco, olio extravergine d’oliva, uova, sale e, appunto, semi di finocchio selvatico del posto. Prima di passare alla cottura, i taralli vengono lessati in acqua e successivamente cotti in forno a legna.

Tappa 1 - Rocca Imperiale

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Considerato la porta d’ingresso della Calabria, Rocca Imperiale è un borgo medievale tra i più pittoreschi dell’intera regione. 
Non a caso nel 2018 è entrato a far parte dei Borghi più belli d’Italia
Le bellezze naturali del paesaggio e del mare, unite al patrimonio architettonico e storico, al clima, alla posizione geografica tra il Parco Nazionale del Pollino, la Piana di Sibari e l’area del Metapontino, costituiscono un richiamo turistico affascinante fra gli itinerari della Calabria. 
L’imponente Castello Svevo di Rocca Imperiale è posto sulla sommità del colle sul quale si estende il centro abitato. La fortezza fu fatta costruire da Federico II di Svevia, chiamato Stupor Mundi per la sua personalità carismatica che contribuì a farne un mito, che ordinò la costruzione o la ristrutturazione di ben 200 castelli a scopo difensivo nell’Italia meridionale.

Il Castello venne edificato in un luogo di grande importanza militare e strategica e l’azione di sorveglianza si estendeva all’intero Golfo di Taranto. Alla costruzione del castello seguì lo sviluppo del centro abitato, nel quale convogliarono le genti di una serie di insediamenti fortificati presenti nel territorio.
Nei due secoli successivi molti furono i feudatari che si avvicendarono nel governo del territorio, costantemente martoriato da incursioni barbaresche. Infatti nel 1664 il castello resse all’attacco di ben 4000 pirati saraceni che devastarono Rocca, distruggendo l’antica chiesa duecentesca sita nel centro storico di cui rimane oggi solo il bel campanile romanico con bifore e cornici.
Nel 1989 gli ultimi eredi della casata che possedeva il Castello decisero di donarlo al comune di Rocca Imperiale.

Tappa 2 - Roseto Capo Spulico

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Una delle colonie della Antica Sybaris, Roseto Capo Spulico deve il suo nome alla fiorente produzione di rose, i cui petali riempivano i guanciali delle principesse sibarite. 
Oggi Roseto si presenta come una delle mete turistiche più ambite della Calabria, grazie al mare incantevole, alla natura incontaminata, e a una politica di governance del territorio che negli anni ha portato risultati apprezzabili.
Roseto Capo Spulico offre paesaggi mozzafiato, un mare cristallino, un clima temperato e bellezze naturali di ineguagliabile valore. L’attenzione e la dedizione verso la natura, il mare, la produzione agroalimentare, l’ecosostenibilità ambientale attraverso politiche serie di sensibilizzazione e differenziazione dei rifiuti, le hanno consentito di aggiudicarsi più volte il riconoscimento Bandiera Verde.

Il Castello Federiciano di Roseto Capo Spulico è senza dubbio uno degli elementi che maggiormente caratterizzano la Calabria nel mondo.
Da avamposto di difesa a castello templare, presidio militare e luogo sacro per l’Imperatore, storia e mistero, è questa la magia del Castello di Roseto. 
Il Castrum Roseti fu edificato, insieme con le mura di cinta, sotto il regno di Roberto il Guiscardo. 
All’origine era un castello autosufficiente, con tanto di stalle, prigioni, cisterna per la raccolta delle acque e stanze adibite ad abitazione del feudatario. 
Il castello rappresenta appieno l’architettura federiciana, ma fra le antiche pietre e nei cortili assolati si può respirare lo spirito dei templari: stemmi alchemico-templari, come la “Rosa” e i “Gigli” spiccano sull’arco che fa da ingresso alle mura difensive, e pare che la sua pianta derivi da quella del Tempio di Gerusalemme
Pare che proprio nel Castrum Petrae Roseti siano state conservate la Sacra Sindone e le Sacre Bende, nel periodo in cui se ne erano perse le tracce. Dopo il saccheggio di Bisanzio del 1204, ad opera dei crociati, delle reliquie non si seppe più nulla, fino all’incirca al 1356, quando il solo sudario ricomparve in una chiesa francese, per poi approdare definitivamente a Torino. 
Secondo le ricerche compiute da una discendente diretta di Federico II, e avallate da esperti sindonologi, l’imperatore ne venne in possesso, ereditandole direttamente dal nonno Federico Barbarossa, e le portò con sé nei suoi spostamenti, anche al Castello di Roseto, per poi perderle nuovamente durante l’eccidio di Parma del 1248.
Oggi il Castello ospita la sede del Municipio di Roseto Capo Spulico e il Museo Etnografico della Civiltà Contadina, luogo dove sono custodite le radici di tutti gli abitanti del posto.

Tappa 3 - Oriolo

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Oriolo, alle falde del Pollino, è un centro abitato di origini antiche che è cresciuto intorno al Castello Aragonese, oggetto di recenti restauri. 
Le origini del luogo sono molto antiche, se è vero che il kàstron Orzoulon, nome antico di Oriolo, era una delle venticinque città che la potente Sibari teneva sotto di sé all’apice del suo splendore. 
Il borgo di Oriolo, al pari di altri borghi calabresi, nacque come fortezza per difendere le popolazioni in fuga dalle coste a causa delle continue incursioni dei saraceni. La città ha un impianto urbanistico seicentesco, con i palazzi nobiliari che si affacciano sulla strada principale, che attraversa l’intero abitato e collega la residenza del feudatario con le mura di cinta quattrocentesche.

Di aspetto aragonese, il castello, a pianta quadrangolare, fu dapprima feudo dei Sanseverino da Salerno, poi, nel XVI secolo, divenne marchesato dei Pignone del Carretto, il cui stemma, con le cinque pigne, sovrasta l’ingresso della fortezza. 
Recentemente restaurato, il castello eretto dai Sanseverino conserva la vecchia struttura con due torri di guardia e il mastio.

Il castello divenne rifugio per le popolazioni costiere terrorizzate dai pirati fino a tutto il Seicento. La storia ricorda la devastazione portata nel 902 da Ibrahim Ibn Ahmed, il condottiero musulmano che praticava la guerra santa contro gli infedeli. Le torri d’avvistamento costruite sulle rive dell’Alto Ionio, come quelle di Albidona e Villapiana, avevano lo scopo di segnalare l’arrivo dei Saraceni.