Tour dell'archeologia industriale in Calabria

Itinerario avvincente, tra i resti della prima industria calabrese

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Storico culturali

Regione Calabria

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Per tutti

Pronti a partire per un viaggio sulle tracce della prima industria calabrese? Lungo questo itinerario scopriremo il fascino dismesso dell'archeologia industriale in Calabria, una pagina di storia importantissima ma ancora poco conosciuta. Lontano dai circuiti turistici di massa, l'itinerario alla scoperta dei vecchi siti industriali e delle antiche manifatture calabresi ci svelerà il volto operoso della regione tra l'epoca moderna e quella contemporanea.

Cosa si intende per "archeologia industriale"? In Calabria, nello specifico, e in generale si tratta di un particolare settore dell'archeologia che studia e ricostruisce strutture, tecnologie, reperti e processi economico-produttivi legati alla prima industrializzazione, ovvero testimonianze storiche del periodo compreso tra la Prima Rivoluzione Industriale (seconda metà del '700) e il primo Novecento. Ad alcune di queste è riconosciuto lo status di "Bene Culturale". 

L'archeologia industriale in Calabria rappresenta una percentuale molto piccola di un immenso patrimonio, tuttavia i resti della prima industria calabrese costituiscono ancora oggi una testimonianza preziosa e affascinante di un mondo ancora da scoprire: antiche ferriere, fornaci, miniere, filande, peschiere e tonnare, centrali idroelettriche, distillerie e virtuosi Musei d'Impresa ci aspettano in un itinerario ricco di sorprese.

Museo e Miniera di Salgemma (Lungro, CS)

Miniera di Salgemma e Museo Storico della Salina

Museo e Miniera di Salgemma, Lungro - Comune di Lungro

Fondato dai profughi albanesi nella seconda metà del XV secolo, Lungro, in provincia di Cosenza, è un importante punto di riferimento per l’intera comunità albanese italiana (arbëreshë), vera e propria capitale religiosa e sede dell’Eparchia di rito greco-bizantino in Calabria.

Prima tappa del nostro itinerario sulle tracce dell'archeologia industriale calabrese è il Museo Storico della Miniera di Salgemma e della Salina di Lungro, testimonianza di una tra le miniere più antiche e importanti d'Europa, utilizzata sin dall'epoca dei coloni greci di Sibari, poi da romani e normanni, che diedero vita a un fiorente commercio di salgemma trasportato a dorso di mulo. 

Il museo si compone di 9 sale, ciascuna delle quali porta il nome di una delle 9 gallerie in cui si articolava la miniera. All'interno sono ricostruite in maniera dettagliata la storia e l'attività estrattiva dell’antica salina di Lungro, con l'ausilio di pannelli descrittivi e resoconti d'epoca (opera di illustri studiosi e visitatori che hanno frequentato il sito tra Otto e Novecento).  

Museo della Liquirizia "Giorgio Amarelli"

Museo e Fabbrica di Liquirizia "Giorgio Amarelli"

Museo della Liquirizia "Giorgio Amarelli"

La seconda tappa del tour sulle tracce dell'archeologia industriale in Calabria ci porta a parlare di un'eccellenza dell'agroalimentare regionale: la Liquirizia di Calabria DOP. Il luogo giusto per scoprire tutti i segreti della produzione e lavorazione di questa preziosa radice è la Fabbrica Amarelli di Rossano (Comune di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza). Qui, attorno all’anno Mille, ha origine una saga familiare che prosegue con successo fino ai giorni nostri, raccontata passo passo nelle sale del Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”, uno degli 8 Musei d'Impresa visitabili in Calabria.

Tra incisioni, documenti, libri, foto e abiti d’epoca, attrezzi agricoli e oggetti d’uso quotidiano rivive l’esperienza di un’azienda familiare tra le più importanti e conosciute della Calabria. All’interno del grande spazio del Concio (1731) è possibile scoprire i segreti della lavorazione della liquirizia, dai covoni di radice ai più moderni impianti di estrazione, lungo un percorso guidato che appassiona grandi e piccini.

Longobucco

Via delle Miniere Argentifere

Longobucco - Regione Calabria

Proseguendo in direzione sud, sempre in provincia di Cosenza, il paese di Longobucco ci attende per svelarci un'altra grande tradizione mineraria, stavolta legata all'estrazione dell'argento. Nel cuore del Parco Nazionale della Sila è possibile scoprire un'area mineraria di antichissime origini: un territorio ricco di pozzi dai quali si ricavava la galena argentifera che poi veniva lavorata da greci e romani per coniare le proprie monete. Pare che l'abate Gioacchino da Fiore utilizzò l'argento di Longobucco per realizzare due calici disegnati da lui stesso. Oggetti che spesso venivano donati ai papi e che, ancora oggi, sono esposti in svariati musei (ad esempio, a Napoli), oltre che nella locale Chiesa Matrice.  

Chi desidera scoprire i luoghi e le tecniche di estrazione dell'argento, dal centro abitato di Longobucco può incamminarsi direttamente lungo il sentiero storico-naturalistico Via delle Miniere. Un percorso affascinante, attrezzato e illustrato con pannelli divulgativi che raccontano la storia delle miniere d’argento e le modalità con le quali avveniva l’estrazione e la lavorazione della galena. 

Museo della Seta, Mendicino

Museo Dinamico della Seta

Museo della Seta, Mendicino - Regione Calabria

Ultima tappa del tour in provincia di Cosenza è il borgo di Mendicino, patria di un'antica lavorazione semi-industriale della seta. La seta calabrese è uno dei manufatti più rappresentativi dell'identità regionale. Legata all'arrivo dei bachi importati dall'Oriente grazie ai monaci greco-bizantini, la seta si è sviluppata nei secoli in alcuni distretti calabresi, tra i quali il territorio di Mendicino, raggiungendo forme industriali su vasta scala (come a Reggio Calabria e Catanzaro). Nel cosiddetto "Borgo della Seta", si conservano antiche filande rimesse a nuovo e strumenti ancora funzionanti che consentono di comprendere nel dettaglio le fasi di passaggio dalla lavorazione manuale a quella semi-industriale.

Basta fare una passeggiata nel Parco Fluviale "Tre Valloni", appena sotto dell'abitato, per imbattersi nella Filanda Gaudio e nel Museo Dinamico della Seta. La prima, restaurata nei minimi dettagli, è allestita su due piani e include l'autentica fornace a partire dalla quale avveniva l'estrazione delle secrezioni del baco, gli attrezzi da lavoro, il banco di trattamento e le diverse macchine utilizzate per la lavorazione della seta grezza; il museo, che include uno spazio multimediale, espone una serie di macchinari più evoluti, tali da consentire una produzione su scala più ampia, tuttora in funzione. 

Museo Vites

Vites - Museo Vinicolo Librandi

Museo Vites

In questa quinta tappa alla scoperta dell'archeologia industriale in Calabria ci spostiamo nella provincia di Crotone, in particolare a Cirò Marina, per visitare un altro luogo simbolo delle produzioni regionali. Lungo la splendida Costa dei Saraceni si produce da secoli il pregiato vino Cirò DOC. Per saperne di più, visitiamo un altro Museo d'Impresa calabrese tra quelli che offrono un'esperienza sensoriale imperdibile.

Ci troviamo in una delle aziende vinicole più famose della Calabria, nello spazio espositivo Vites - Museo Librandi, dedicato al vino Cirò e ai saperi dei vignaioli del territorio. Il museo è ricavato all'interno dell’antica Tenuta Rosaneti, un edificio di inizio ‘800 che custodisce a pianterreno un secolare palmento murato, cuore e simbolo iconico dell’azienda. La ricca collezione di attrezzi e strumenti racconta il lavoro nei campi e la storia della famiglia a partire dalle più remote testimonianze della Magna Grecia fino ai giorni nostri attraverso degustazioni, attività multimediali e un apposito “spazio olfattorio”. 

Lamezia Terme-Pontile

Ex Zuccherificio e Pontile Ex Sir

Elisabetta Cirianni

La ricerca sui resti della prima industria calabrese della provincia di Catanzaro ci porta dritti a Lamezia Terme, importante centro commerciale e snodo nevralgico dei trasporti regionali (dall'Aeroporto Internazionale alla Stazione Centrale) lungo la Riviera dei Tramonti, sul Tirreno. La storia industriale della città passa per importanti centri produttivi e un'area dedicata, nell'attuale località di Sant'Eufemia, dove sorge il complesso dell'ex Zuccherificio. 

Attualmente l'edificio è in stato d'abbandono, ma gli appassionati di archeologia industriale in Calabria non possono fare a meno di fantasticare sul tempo in cui, a partire dagli anno '30 del Novecento, la fabbrica CISSEL era in grado di lavorare oltre un milione di quintali di barbabietola da zucchero, l'antica "cannamèle" tipica del territorio: il carico arrivava nei convogli o sui carri trainati dai buoi e veniva lavorato in ambienti appositi, forniti dei macchinari più sofisticati dell'epoca.   

Sempre a Lamezia Terme, spostandosi di poco verso la costa, ci si imbatte nei resti di un'opera incompiuta, che suscita reazioni controverse sia in chi la vede per la prima volta che negli esperti in materia di ambiente e Beni Culturali: ecomostro o testimonianza di valore del cosiddetto "non finito"? Questo il dilemma del Pontile ex Sir, un gigante di ferro in mezzo alle onde diventato suo malgrado uno tra i luoghi più "instagrammati" della costa e un set cinematografico a cielo aperto.  

Frantoio Scolacium

Museo del Frantoio di Roccelletta (Scolacium)

Regione Calabria

Dalla Riviera dei Tramonti, sul Tirreno, raggiungiamo la Costa degli Aranci, sullo Ionio, restando sempre in provincia di Catanzaro. Qui, nella frazione marina di Roccelletta di Borgia, si estende il meraviglioso Parco Archeologico Nazionale di Scolacium. Al suo interno, in una tenuta dove ancora oggi si coltivano centinaia di ulivi secolari, sorge il Museo del Frantoio, tra gli edifici meglio conservati dell'archeologia industriale in Calabria.

Parte integrante della visita all'antica città romana di Scolacium (sorta sui resti della greca Skylletion), il Museo del Frantoio racconta la storia dell'Olio di Calabria DOP, le cui origini affondano nell'identità stessa della regione, un territorio da millenni votato all'olivicoltura. I terreni su cui sorge il parco appartenevano al latifondo del del barone Mazza, una tenuta interamente destinata alla produzione dell'olio. L'attuale museo è allestito all'interno di un frantoio del 1937 e offre uno spaccato completo dell'attività produttiva e degli strumenti utilizzati: dagli antichi torchi per la spremitura delle olive alle macchine più moderne, passando per gli attrezzi tradizionali della vita contadina calabrese.

Centrale Idroelettrica di Badolato (CZ)

Centrale Idroelettrica del Romito

Enrico Nisticò

Ancora in provincia di Catanzaro, risalendo il corso del fiume Gallipari, nel territorio comunale di Badolato, tra I Borghi più Belli d'Italia, si raggiunge l'antica Centrale Idroelettrica del Romito, luogo simbolo della produzione di energia elettrica nel cuore del bosco. In questo punto le sorgenti cristalline del Romito (con un salto di 40 metri) e del Vitello formano due cascate frequentate in estate dagli escursionisti in cerca di refrigerio.

Proprio queste sorgenti hanno alimentato, dal 1927 al 1962, la Centrale Idroelettrica realizzata dal barone locale Pasquale Gallelli, il cui "castello" alle porte di Badolato Borgo figura oggi tra le Dimore Storiche Calabresi. Pioniere nel nuovo campo dell’energia elettrica, il barone creò la prima centrale in grado di fornire luce elettrica ai paesi della costiera. Benché dismessa da anni, la centrale è ancora oggi un affascinante sito di archeologia industriale in Calabria e conserva pressoché intatta la struttura della condotta forzata.

Mongiana

Ecomuseo delle Reali Ferriere, Officine e Fabbrica d'Armi

Regione Calabria

Il nostro viaggio sulle tracce dell'archeologia industriale in Calabria non può che fare tappa nel luogo più importante in assoluto, quello che fino all'Unità d'Italia ha rappresentato il polo siderurgico più grande d'Europa. Siamo nel cuore del Parco Regionale delle Serre, in provincia di Vibo Valentia, nel Comune di Mongiana. Qui ha sede il centro nevralgico della prima industria calabrese: le Reali Ferriere, Officine e Fabbrica d'Armi Borboniche, un complesso produttivo-industriale di straordinaria importanza e conservazione, musealizzato per far rivivere una pagina fondamentale di storia del meridione.

Tra questi boschi si estraeva e si lavorava la limonite, il minerale ferroso ricavato dalle miniere circostanti per costruire le prime infrastrutture d'Italia, incluso il primo tratto di Ferrovia Napoli-Portici. Fondato dai re Borboni nel 1770, il Polo Siderurgico di Mongiana vanta una serie di primati: nel 1860 contava ben 1500 operai specializzati in grado di soddisfare gran parte del fabbisogno siderurgico dell’epoca ed era il principale centro dell’economia calabrese; i lavoratori svolgevano turni di 8 ore regolari, senza sfruttamento minorile né femminile; il bosco era utilizzato in maniera consapevole e controllata. Quello che all'epoca era un “villaggio siderurgico” in senso moderno (composto da 3 altiforni; 3 fabbriche d’armi; 29 ferriere, tra le quali Robinson e Fieramosca; 2 fonderie), oggi è uno straordinario Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie diffuso sul territorio, del quale fa parte l'adiacente Museo delle Ferriere e Fabbrica d'Armi, con spazi espositivi multimediali, strumenti e armi originali dell'epoca.

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Reale Fonderia di Ferdinandea, Ferriere e Complessi Siderurgici

Giorgio Pascolo - AIGAE

Parte del complesso precedente, a pochi chilometri di distanza ma nel territorio comunale di Stilo, uno de I Borghi più Belli d'Italia in provincia di Reggio Calabria, è la monumentale tenuta della "Ferdinandea", che associa alla residenza estiva di re Ferdinando di Borbone, un'ulteriore Fonderia e una serie di Complessi Siderurgici minori (Complesso Siderurgico dell'Assi, Parco Siderurgico "Chiesa Vecchia", Regie Ferriere di Stilo), oltre alla Fabbrica d'Armi del Lamberti

Saccheggiata e dismessa a seguito dell’annessione piemontese del Sud Italia (1861), la Reale Fonderia di Ferdinandea passò in mano all’ex garibaldino Achille Fazzari, che dopo un periodo in cui ne fece luogo di ritrovo per artisti e intellettuali (tra i frequentatori più assidui la scrittrice Matilde Serao), avviando anche un’attività di regimentazione e imbottigliamento delle acque sorgive, nel 1881 ne provocò il definitivo tracollo.

Complesso Minerario di Pazzano (RC)

Via delle Miniere e Museo della Cultura Mineraria

Giorgio Pascolo - AIGAE

Spostandosi di poco, nel vicino Comune di Pazzano (RC), l'esperienza mineraria sulle tracce dell'archeologia industriale in Calabria ci porta lungo l'ennesima Via delle Miniere, alla scoperta di un altro sito legato all'estrazione della limonite e alle Regie Ferriere di Stilo. La maggior parte delle bocche di miniera si dislocano attorno al suggestivo Santuario di Monte Stella, eremo mariano scavato nella roccia di straordinaria bellezza.  

Attualmente le miniere non sono accessibili per motivi di sicurezza, ma fanno comunque parte dell'Ecomuseo delle Ferriere e Fonderie di Calabria e si articolano in un complesso che include anche la Chiesa dei Minatori (o di Santa Barbara, protettrice di che maneggia fuoco ed esplosivi) e la monumentale Fontana dei Minatori. Tra tutte, la Miniera di Melichicchi conserva ancora la casa dei minatori e la piccola cappella annessa, al di sotto della quale sono emersi resti di un'antica cappella bizantina. In via di allestimento, il Museo della Cultura Mineraria esporrà manufatti, materie prime, strumenti di lavorazione e alcune strutture produttive come il crogiolo di fusione. Al momento, gli ambienti ospitano mostre temporanee.

Bagni di Guida, Bivongi

Centrali Idroelettriche e Miniere

Bagni di Guida, Bivongi - Giorgio Pascolo

Restando nei pressi, il territorio di Bivongi (RC) offre una storia originale legata allo sfruttamento e alla regimentazione delle acque. Noto come il "Borgo della Longevità" per il numero di centenari, Bivongi mantiene intatto il legame uomo-natura e il rapporto ancestrale con l'acqua. Tre i siti di archeologia industriale calabrese sorgono qui il complesso termale dei "Bagni di Guida" e Centrale Idroelettrica; le Miniere di Bivongi e la Centrale Idroelettrica del Marmarico

Il primo sito, legato alla presenza dell'ex Centrale Idroelettrica Guida, ormai in disuso, sorge attorno a un nucleo di sorgenti di gas sulfureo, perciò chiamate dalla gente del posto “Acque Sante”. Noti sin dall’epoca romana, i Bagni di Guida sono visitabili in alcuni periodi dell’anno (generalmente in estate), mentre le vasche termali di acqua sulfurea sono fruibili sempre e liberamente. 

Il secondo sito è parte dell'area estrattiva-mineraria lungo la Valle dello Stilaro. Comprende un gruppo di circa 7 miniere utilizzate per l'estrazione di galena, mobildeno e altri minerali. Il percorso include alcuni murales che raccontano la storia e l'attività dei minatori e i resti dell'Impianto di Flottazione dove le materie prime arrivavano mediante l'antica teleferica per essere frantumate e lavate nei mulini attigui.

Infine, la Centrale Idroelettrica del Marmarico (ex SIC), attiva tra il 1928-38 e poi dismessa, è l'occasione ideale per un tuffo tra le acque rigeneranti dell'omonima cascata. Le Cascate del Marmarico alimentavano un sistema di produzione di energia elettrica tra i più importanti della regione e oggi rappresentano uno dei "salti" più amati da chi cerca frescura: inserite nel 2011 tra le “Meraviglie italiane”, queste cascate raggiungono un’altezza di 114 metri, creando ai loro piedi una laguna cristallina.

Museo del Bergamotto

Museo del Bergamotto

Associazione Museo del Bergamotto e del Cibo

L'itinerario sulle tracce della prima industria in Calabria ci fa raggiungere la "Città dello Stretto", inebriati dal profumo di zagare. Reggio Calabria è infatti la patria del ricercatissimo bergamotto, un agrume unico, autoctono, che non ha eguali nel Mediterraneo. A partire dalla sua antichissima coltivazione, il bergamotto ha subito nei secoli un processo estrattivo che ha condotto alla produzione del pregiato Bergamotto di Reggio Calabria - Olio Essenziale DOP, tra le eccellenze dell'agroalimentare calabrese.

Il posto giusto per scoprire i segreti di questo frutto e della sua lavorazione è il Museo del Bergamotto e del Cibo, con sede presso il Vecchio Mercato Coperto. Il museo, che nasce su iniziativa dell'Accademia del Bergamotto, espone i macchinari utilizzati per l'estrazione del succo e dell'essenza, tra cui la celebre Macchina da Bergamotti "Gangeri", una chicca dell'archeologia industriale calabrese, derivata da un modello inventato nel 1840 dal reggino Nicola Barillà. Molto utili sono anche la la Biblioteca del Bergamotto e la raccolta fotografica che illustra la coltivazione, la raccolta e la lavorazione del gelsomino e del papavero da oppio.



Ultimo aggiornamento: 4 mar 2025 08:35