Il segreto meglio custodito d'Europa
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Tra canyon e sentieri, alla scoperta della Riserva Naturale Regionale Valli Cupe, definita dal naturalista belga John Bouquet “Il segreto meglio custodito d’Europa” perché la sua bellezza è stata sconosciuta per molto tempo.
Ai piedi della Sila esiste un luogo di grande fascino, che per molto tempo è stato sconosciuto a molti calabresi, per poi essere scoperto recentemente. Si tratta di un’area punteggiata di luoghi di grande interesse naturalistico, tra gole, canyon, cascate e monoliti. La Riserva Naturale Regionale Valli Cupe è nata nel 2016 con l’intento di promuovere un turismo ecosostenibile e di far conoscere questa gemma nascosta nel cuore della Calabria, dotata di immenso patrimonio floristico e faunistico.
Nella riserva è possibile percorrere dieci diversi sentieri, in autonomia o in compagnia di una guida naturalistica.
1. Sentiero Canyon Valli Cupe
Questo sentiero che conduce al Canyon Valli Cupe parte dalla strada comunale Sersale-Raga ed è anche detto sentiero dei monasteri, perché conduceva ai quattro monasteri basiliani presenti sul territorio. Una volta parcheggiata l’auto, il percorso parte in discesa verso il canyon, per una lunghezza di poco più di un chilometro.
Arrivati in fondo si potrà godere della vista di questo luogo molto suggestivo, che non ha eguali in Italia per caratteristiche morfologiche. Ricco di specie vegetali, è costituito da pareti tagliate in verticale, con nicchie scavate dagli agenti atmosferici che sono diventate un nido per le numerose specie di uccelli che abitano questa zona (gheppi, poiane, nibbi, corvi imperiali, gufi).
I visitatori rimarranno senza parole nell’ammirare i giochi di luce dati dagli spazi in alcuni tratti larghi pochi metri e profondi più di cento.
2. Sentiero Monolito Petra Aggìallu
Il percorso parte da Sersale e percorre la strada comunale Rione Colla-Tre Fontane e la strada comunale Molino Parisi, per giungere al monolito Petra Aggìallu (pietra dell’uccello): alto circa 18 metri, si chiama così perché il suo profilo ricorda la testa di un uccello.
Si tramandano diverse leggende su questo imponente monolito di granito: una dice che sotto alla costruzione sia custodito un tesoro all’interno di un vaso di terracotta; un’altra, invece, che intorno al monolito sia possibile incontrare una chioccia con dei piccoli d’oro.
3. Sentiero Monolito di Misorbo e Cascata degli Allori
Il sentiero è lungo circa 1400 m e conduce al monolito di Misorbo, alto 18 metri e composto da due diversi blocchi di granito sovrapposti. La parte più grande, l’inferiore, ricorda un profilo di uomo, mentre quella superiore è piana, modellata; la presenza di scalini fa pensare che la grotta scavata nel corpo del monolito fino a poco tempo fa fungesse da riparo per pastori e boscaioli.
4. Sentiero dell’Inferno (cascata e canyon)
La Calabria offre la testimonianza di un passato guerriero nelle potenti mura dei castelli che orlano la regione lungo la costa e all’interno, fortificazioni nate con l’obiettivo di difendersi dalle frequenti incursioni straniere e poi diventate monumenti all’architettura e alla bellezza.
Castelli bizantini e medievali, ricchi di storia e cultura ma anche di leggende e miti, nascosti tra le pietre delle costruzioni rimaste in piedi a sfidare il tempo adesso come allora. Antiche vestigia di popoli fieri e orgogliosi, ricettacoli artistici a cielo aperto, i castelli calabresi sfidano in maestosità le rupi che li ospitano e conferiscono fascino al paesaggio circostante.
I castelli del reggino offrivano riparo a popolazioni in fuga dai pirati d’oltremare e costituivano un punto di riferimento necessario per lo sviluppo della cultura in periodi di grande travaglio storico.
5. Sentiero Cascata delle Rupe
Il percorso conduce alla cascata più alta di tutto il torrente Campanaro, con due salti di 57 metri totali e le sue acque limpide rappresentano un ottimo esempio di piscina naturale in cui trovare refrigerio e riposo dopo aver affrontato una lunga camminata, con la possibilità di ammirare le forme naturali assunte dalle rocce grazie allo scorrere continuo dell’acqua.
Proseguendo lungo il percorso del torrente si incontra poi la cascata del Salice, in corrispondenza di un antico salice bianco.
6. Sentiero dell’acqua e cascata del Campanaro
Questo facile e breve sentiero solitamente suscita la meraviglia dei visitatori che si ritrovano al cospetto di così tanta bellezza naturale e incontaminata.
Sorgenti, piccoli bacini d’acqua, un pagliaro (ovvero una tradizionale capanna di pastori, contadini e boscaioli), un ponte in muratura, ponticelli di legno posti per attraversare il torrente sono alcune delle meraviglie che si possono incontrare sul sentiero, in parte scavato direttamente nella roccia, prima di arrivare alla cascata alta 22 metri.
Anche la flora è molto ricca, con alghe rosse ai lati del letto del torrente, felci, salici, alberi della manna, solo per citare alcune specie.
7. Sentiero Gole e cascatelle del Crocchio
Il percorso turistico è adatto a tutti e facile da percorrere; lungo circa 500 metri, conduce alle profonde Gole del Crocchio, un fiume che qui dà vita a cascate e salti d’acqua spettacolari intervallati da pozze in cui è possibile fare il bagno.
Lungo gli argini sono presenti ontani, salici, allori e la rarissima felce regale.
8. Sentiero Gigante buono
Percorrendo questo sentiero turistico lungo circa 800 m si incontra il cosiddetto Gigante buono, un castagno di circa 500 anni, di diametro di circa 8 metri.
Non è solo un riferimento alla sua imponente stazza quello da cui prende il nome questo abitante dei boschi, ma anche un ringraziamento per aver sfamato generazioni di montanari: viene anche chiamato albero del pane, per il consistente uso che si faceva della farina di castagne nei periodi di limitata disponibilità di grano.
9. Sentiero Gigante silano degli ulivi
Un chilometro di trekking dedicato agli escursionisti conduce al cospetto del Gigante silano degli ulivi, un pino laricio secolare alto 35 metri e largo 2, che si staglia su un pendio di ulivi.
10. Sentiero Giganti di Cavallopoli
Prendono il nome di Giganti di Cavallopoli dei castagni di notevoli dimensioni, posti lungo questo sentiero, in prossimità di una cascatella immersa tra blocchi di granito e muschi: tra di loro spicca il cosiddetto Gigante Malandrino, che viene chiamato così perché produce poche castagne, rispetto alla sua mole.