Castello Normanno
Castello
Il Castello di Squillace domina il paese dal punto più alto del colle. Fu edificato dai Normanni nella seconda metà dell’XI secolo a conclusione della campagna di conquista della Calabria contro i Bizantini che avevano posseduto la regione, e più in generale l’Italia Meridionale, per oltre 5 secoli. Squillace, in epoca normanna, costituisce il caposaldo amministrativo, politico e religioso più importante della costa ionica. E’ qui che Ruggero d’Altavilla dona a San Bruno di Colonia i territori dove poi sarà costruita la certosa di Serra San Bruno.
I primi del XIII secolo sono fondamentali per la storia di Squillace: è in questo momento che per la prima volta l'insediamento viene infeudato sotto un conte ed alla presenza di un castellanus. Sotto Federico II, cui si deve probabilmente la costruzione della torre poligonale sul lato est del recinto, il castrum Squillacii è tenuto da un castellanus non habens terram e da dieci servientes. La situazione sembra la medesima in epoca angioina.
Dal 1256 il castello viene infeudato sotto diverse famiglie: i Lancia, i Monfort, i Del Balzo, i Marzano, fino al 1485, momento in cui il castello torna sotto il controllo diretto di Federico d’Aragona, futuro re di Napoli. Nel 1494, il castello passa per matrimonio alla famiglia Borgia, di cui troneggia lo stemma in marmo sul portale d’entrata. I Borgia, un’ importantissima famiglia nobile di origine castigliana, si trasferisce in Italia nel XII secolo dove si stanzia a Firenze, Perugia, Siena, Roma, Napoli. Il matrimonio sancisce l’alleanza tra il Papa Alessandro VI Borgia e Alfonso II d’Aragona: vengono fatti sposare Goffredo Borgia, fratello della ben più nota Lucrezia, di appena 13 anni e Sancha d’Aragona, figlia naturale appunto del re. La famiglia dei Borgia reggerà il castello fino al 1729, quando per mancanza di eredi, torna a far parte del demanio reale. Declassata a Marchesato, Squillace nel 1755 passa sotto la famiglia De Gregorio, che detiene il castello fino al 1783, quando un violento terremoto sconvolse e distrusse l’intero borgo.
Dal punto di vista architettonico, i normanni importano il loro modo di costruire e di concepire un castello: si costruisce in pietra locale (quindi qui in granito) e non in mattone (come invece costruivano soprattutto i romani e i bizantini) e si adotta il modello del castello normanno, organizzato intorno al donjon, un grande torrione rettangolare di oltre 10 m di larghezza che costituisce di per sé la fortezza (1). L'edificio fu costruito subito in pietra a differenza di altri castelli della Calabria, come le motte di Scribla e S. Marco Argentano, che ospitarono prima una torre di legno, sostituita sul finire dell' XI da una in pietra.
Il torrione comprendeva un pianterreno chiuso, forse un magazzino per la conservazione delle derrate alimentari, un primo piano destinato al ricevimento degli ospiti e alle assemblee, una sala privata al secondo, ed infine una terrazza merlata. Il donjon ci dà un'immagine molto suggestiva della cittadella fortificata normanna che, quale simbolo della presenza del potere feudale, al contempo protegge e sorveglia la città che si sviluppa ai suoi piedi. I documenti scritti confermano che i primi castella calabresi erano delle turres o delle domus defensabiles la costruzione delle quali era stretto compito del conte o del duca. Nel corso del XII secolo viene costruito il primo vero e proprio muro di cinta a protezione del torrione.
Agli inizi del secolo XIII, sotto Federico II, in un momento di gravi disordini politici, il torrione normanno viene rinforzato e viene allargato il perimetro di pertinenza del castello con un nuovo muro di cinta, che in sostanza ricalca quello attuale, rinforzato con una torre poligonale e dotato di una via di fuga. Si tratta di un corridoio a cielo aperto che corre parallelo al muro di cinta e che presenta un entrata a chicane per meglio poter fermare il passaggio di eventuali nemici, dopo l'entrata, una ripida scala scavata nel granito immette in un tunnel che portava lontano dal castello. Viene inoltre costruita un’aula rettangolare, il Palazzo, dotato di bagni i n cui era possibile bagnarsi con acqua calda e fredda. A questo scopo l'imperatore fa costruire due grandi cisterne per la conservazione dell'acqua piovana, una collocata al piano terra del torrione normanno e una tra il torrione e il palazzo. Con l’avvento degli Angioini, la cinta muraria viene ancora modificata, con l’aggiunta di una torre circolare a protezione dell’entrata al castello.
Gli ultimi ad apportare modifiche importanti al castello sono i Borgia, che edificano un grande palazzo sulle macerie di quello federiciano. Dotato di grandi finestroni rettangolari che affacciano sui prospetti sud ed ovest, l’edificio non fu però mai terminato.
Nel 2008 gli scavi archeologici hanno permesso di rintracciare una necropoli di epoca tardoantica, al di sotto del castello normanno (seconda metà XI sec.). La sua estensione non è definibile, ma attualmente consta di 22 tombe di adulti e subadulti (in maggioranza), orientate con il capo ad ovest e gli arti inferiori a est, le tombe recano ricchi corredi (orecchini in oro, pettini in avorio, brocche in ceramica) che fanno ipotizzare un'estrazione sociale elevata degli inumati. Sono stati inoltre ritrovati i resti del banchetto funebre che, a partire dall'VIII secolo sarà proibito dalla Chiesa perchè troppo legato al rito pagano di tradizione greco-romana.
Si tratta della testimonianza archeologica più antica dell'occupazione del colle di Squillace.