Parco Archeologico dell'antica Kaulon

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Area Archeologica

Il Parco Archeologico dell’antica Kaulon si estende su una fascia parallela alla linea di costa e comprende un ampio settore dell’abitato antico e l’area sacra del Tempio dorico. L’area degli scavi è accessibile attraverso il sottopasso della SS Jonica 106, in prossimità del Museo. 

Come le altre colonie della Magna Grecia, anche Kaulon era organizzata secondo un preciso impianto urbanistico. In età ellenistica, a seguito della distruzione della città operata nel 389 a.C. dal tiranno di Siracusa Dionisio I, lo spazio urbano fu riorganizzato secondo l'impianto regolare “ippodameo” (dal nome dell'architetto, Ippodamo di Mileto): uno stretto reticolo stradale (stenopoi), disposto da monte a valle per facilitare lo scorrimento delle acque, che si intersecava ortogonalmente a strade larghe (plateiai). Risultavano così degli isolati divisi in lotti mediante strettissime intercapedini, ogni lotto era poi suddiviso in due case quadrangolari (17x17 m). Il fondo stradale era costituito da semplici gettate di sabbia e ghiaia, con l'aggiunta di frammenti ceramici. 

Nelle dimore di maggior prestigio, si marcava la distinzione tra la parte residenziale e la parte di rappresentanza: la casa dell' ”Insula I”, ad esempio, presenta la distinzione fra “gineceo” (parte riservata alle donne) e “androceo” (parte riservata agli uomini) di cui parlano le fonti antiche. Il cortile rivestiva un ruolo fondamentale: oltre a collegare gli ambienti, era infatti sede di molte attività domestiche. La "Casa del Drago", dal drago marino che compare in uno dei mosaici pavimentali che la contraddistinguono, è una delle abitazioni più lussuose della città: di dimensioni eccezionali, è bipartita in un settore nord di rappresentanza, e un settore sud, residenziale. Il drago marino policromo, ora custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, decorava la soglia del vano più esteso, all'interno del quale compare un riquadro centrale a onde stilizzate. L'uso di lamine di piombo permette di datare il mosaico al III secolo a.C. e di considerarlo uno dei più antichi mai rinvenuti in Calabria. Un percorso che ricalca l’andamento di uno degli assi viari principali della città (plateia S2), permette di prendere visione dei resti dell’abitato. 

Il tratto terminale del percorso sfocia nell’area sacra del Tempio dorico, del quale sono visibili il basamento, l’altare, la gradinata e altre strutture di carattere sacro. Un sottopasso al capo opposto del precedente permette di raggiungere un settore dell’abitato più a monte. Il Museo presenta un’esposizione dei reperti rinvenuti nelle campagne di scavo effettuate dall’Orsi all’inizio del ’900, e di quelle più recenti, avviate dagli anni ’80 e tuttora in corso. La particolarità dell’esposizione consiste nella presentazione di varie ambientazioni relative alle aree sacre, alla vita quotidiana e alle lavorazioni artigianali (argilla e metalli). Una sezione è dedicata ai reperti subacquei, frutto delle prospezioni effettuate sul tratto di mare prospiciente l’antico abitato: si tratta di elementi architettonici di gran pregio, rinvenuti in un’area in cui si lavorava la pietra.


Ultimo aggiornamento: 17 apr 2024 09:21